RICCARDO MALLUS, “INNAMORATI” TRA COMICITÀ E ATTUALITÀ

Troppo gelosi per andare d’accordo. Così nel 1759 Carlo Goldoni aveva concepito Eugenia e Fulgenzio, i protagonisti della commedia Gl’innamorati, che non perdevano occasione per litigare. Una commedia con due caratteri opposti, che nella versione adattata da Davide Lorenzo Palla e Riccardo Mallus cambia titolo e diventa semplicemente “Innamorati” dove troviamo molte più prospettive e punti di vista di quanto pensiamo.

Il trailer del canale Youtube del Teatro Carcano

Lo spettacolo, diretto dallo stesso Riccardo Mallus, è in scena al Teatro Carcano fino al 21 maggio e contempla nel cast Davide Lorenzo Palla, Irene Timpanaro e Giacomo Stallone. Le musiche sono di Tiziano Cannas Aghedu.

La parola a Riccardo Mallus

In che modo i litigi tra i protagonisti vanno al di là dell’amore romantico e della commedia goldoniana?

Toccando alcune dinamiche relazionali che viviamo nel 2021. Nel lavorare sulla regia, sul testo e con gli attori, abbiamo scoperto che la maggior parte delle motivazioni dei loro litigi sono pienamente contemporanee. Hanno a che fare con la paura del futuro e di non poter mettere su famiglia perché le loro disponibilità economiche non rendono i personaggi completamente autosufficienti, anche se non sono poveri. Questa è una tematica molto attuale, perché rispecchia la grande difficoltà dei Paesi sudeuropei del Mediterraneo come l’Italia, dove i ventenni si chiedono se potranno convivere con la persona che amano grazie alle loro possibilità economiche e lavorative o dovranno per forza di cose appoggiarsi all’aiuto dei genitori. Chiaramente le dinamiche sono quelle goldoniane, ma sembrano scritte oggi. Vanno al di là della lingua per il modo in cui risuonano con la nostra contemporaneità delle problematiche sentimentali.

Ci sono altri aspetti legati ai nostri giorni che vuoi sottolineare?

Principalmente la pressione che la crisi economica e quella pre-Covid pongono sui giovani. La realtà settecentesca della Venezia goldoniana e la nostra hanno sotto questo aspetto un punto di contatto molto forte perché mettono i giovani di fronte a una restrizione delle possibilità economiche, lavorative e di posizionamento sociale. Una restrizione dovuta al fatto che è sempre più difficile immaginare una propria carriera. C’è una pletora di articoli su tutti i quotidiani dove leggiamo che i giovani non riescono a trovare lavoro come ingegneri. La percentuale di occupazione dei laureati in Italia è abbastanza spaventosa per quanto è bassa. In Goldoni si parla della dote, in Italia parliamo di lavoro e di laurea, ma le dinamiche si manifestano in maniera affine.

Una foto di scena scattata da Angelo Redaelli

Come mai avete deciso di chiamare semplicemente INNAMORATI lo spettacolo eliminando l’articolo originale “Gl'” della versione goldoniana?

Prima di tutto per una questione di mio gusto personale. Inoltre anche perché un altro lato della rielaborazione fatta da Davide Palla e da me inserisce il metateatro. Rispetto al tracciato goldoniano, il nostro spettacolo ha una forte presenza metateatrale. Infatti Davide, oltre a Fabrizio interpreta anche un capocomico. Quando parlo di metateatralità, intendo dire che mettiamo in scena i personaggi goldoniani, ma abbiamo anche scritto altre scene dove i personaggi sono il capocomico – cioè l’attore che guida la scena -, i due attori più giovani e il musico che non hanno solamente il ruolo di personaggi come Eugenia e Fulgenzio, ma anche quello di attori. All’interno di questa cornice il capocomico si pone dei dubbi rispetto all’amore tra i due giovani. Quindi il titolo “INNAMORATI” dava un imprinting più d’impatto che poi noi mettiamo in dubbio.

Tu sei sia autore che regista. E’ più divertente e stimolante scrivere e adattare un testo o dirigere gli attori?

Io sono principalmente regista e in seconda analisi coautore. A me piace di più dirigere gli attori perché sono materia viva. Il testo è materia inerte che ha bisogno degli attori per ravvivarsi.

  • Si ringrazia Brunella Portoghese per la collaborazione