Is loneliness the same as being free. “Libertà e solitudine sono la stessa cosa”, cantava Elton John. E’ proprio questo il tema di Separati, la commedia in scena fino al 4 giugno che chiude la stagione del Teatro Martinitt. Storie di addii tra coppie e amicizie tenute in piedi malamente pur di non continuare a farsi una guerra dove conta poco chi siano i vincitori e chi vinti. Un problema che si aggrava ulteriormente se ci sono figli di mezzo. Uno spettacolo divertente, anche se amaro, dove tra stoccate e rimpianti prevale la paura di iniziare una nuova vita.
Separati è stato scritto e diretto da Alessandro Capone. Ne sono protagonisti Francesco Bauco, Emy Bergamo, Roberto D’Alessandro, Giampiero Mancini e Massimiliano Vado.
Quattro domande a Giampiero Mancini
“Parliamo un po’ di Max, il tuo personaggio”.
Max è un’emanazione del regista e autore Alessandro Capone. In realtà è una sorta di alter ego. Quindi io interpreto un divorziato con manifeste nevrosi della situazione che sta vivendo. E’ una vera commedia all’italiana all’antica. Si ride pensando e si pensa ridendo, quindi ogni cosa ha un risvolto comico o amaro. Si riesce a fare della comicità intelligente. E’ uno spettacolo visto con occhi prettamente maschili. Se ci fosse un corrispettivo femminile in cui le donne parlano delle proprie storie e dei propri mariti, sarebbe più equilibrato. Anche la scenografia è un limbo pieno di scatoloni di cartone mai aperti e mobili mai montati. Sembra un paesaggio godottiano dove le persone stanno partendo da un luogo per andare altrove. E’ una bolla in cui i personaggi nevrastenici e livorosi si vomitano addosso cattiverie, ma si sostengono anche a vicenda. Max, che si è appena trasferito nello scantinato, riceve il conforto degli amici che piombano da lui per tirarlo su di morale. Persone che in realtà fanno da mentori al suo processo perché sono già passate attraverso il calvario del divorzio. Per loro il problema dei figli si è rivelato molto doloroso.
“Siamo di fronte a una fotografia dei nostri difetti?”
Alessandro Capone, in uno spettacolo molto noto di vent’anni fa che si chiama “Uomini sull’orlo di una crisi di nervi”, aveva già dipinto e tratteggiato la crisi delle coppie. “Separati” è la naturale continuazione di questo filo drammaturgico, ma con uno sguardo attuale sulla realtà. Credo che il successo della pièce si debba anche a questo.
“Proponete anche una soluzione per uscire da una situazione così difficile?”
Più che una soluzione offriamo una rete di sostegno amicale, perché gli amici ti sono veramente vicini. In questo testo il motivo per cui Max riesce come tutti a rimanere in piedi è un sostegno solidale da parte degli amici. Almeno questa è la teoria “caponiana”.
“Pensi che sia facile per il pubblico identificarsi nelle vostre storie?”
Sì. A Milano lo spettacolo sta avendo molto successo. Il pubblico ci ha detto che il link empatico si realizza da subito per delle cose comuni. Se si riesce a far ridere gli spettatori di situazioni che hanno affrontato con maggior pesantezza, si può dire serenamente di avere vinto!