Un concerto-spettacolo. Un appuntamento con i cavalli di battaglia del repertorio dei Duperdu, ovvero Marta Marangoni e Fabio Wolf. In scena il 9 settembre al Teatro Bruno Munari di Milano, Di tutto e di più – Il Randevu dei Duperdu propone i brani più conosciuti della tradizione meneghina fino alle composizioni originali del duo su Milano, come Belloveso, il drago Tarantasio, la cascina California, curiosità e aneddoti quasi sconosciuti sulla nostra città.
Quattro domande a Marta Marangoni
E’ stato l’amore per Milano a spingervi a fare questo spettacolo?
Certo. E’ una delle nostre linee guida. Spero che sia una passione reciproca, perché vedo che le milanesi e i milanesi ci sostengono, come dimostra la nostra ultima impresa: la rubrica “L’angolo di Milano” sul giornale “Il giorno”, ereditata dal grandissimo Roberto Brivio e da noi scritta in dialetto milanese. Non solo amiamo Milano, ma cerchiamo ancora di parlare la sua lingua e di divertirci con i suoi giochi linguistici di traduzioni e adattamenti, andando anche a riscoprirne tutti i dettagli, le piccole storie e gli aneddoti più sconosciuti.
Tu sei un’attrice anche impegnata nel sociale. E’ così anche stavolta?
Assolutamente sì, anche se non voglio essere troppo “impegnativa” nel mio modo di pormi, perché credo che contino la leggerezza, il brio, l’allegria e l’entusiasmo che trasmetto alle persone e che loro poi mi rimandano. Mi piace però anche proporre una sostanza e un contenuto, perché la gente possa uscire dai nostri spettacoli con qualcosa di importante dentro. In questo concerto quindi non mancherà il brano “Desdemona” contro la violenza sulle donne, una canzone molto amata dal nostro pubblico che caratterizza tutto il mio impegno con l’associazione femminile “Amleta”, nata per contrastare i soprusi di genere nel mondo dello spettacolo.
Poi canteremo brani più briosi ma impegnati e legati alla tematica ambientale, come “Melodramma ecologico” e “La canzone per Madre natura”. L’obiettivo è quello di coinvolgere i più piccoli. Il Teatro Bruno Munari è frequentato anche da giovani e ragazzi, e a loro sono destinati anche tutti i nostri prossimi progetti, tra cui anche un virtual tour sull’ecologismo con gli adolescenti del quartiere Affori. Andiamo in quella direzione e ci sentiamo anche noi un po’ Greta Thundberg e il movimento “Fridays for Future”!
C’è anche un omaggio ad alcuni personaggi femminili, giusto?
Proprio così. Cominciamo da Carolina di Brunswick, promessa sposa di Re Giorgio IV di Inghilterra, che durante il suo viaggio in Italia, nel quartiere milanese della Barona si innamora di un aiutante della cavalleria asburgica. Saranno presenti anche in nostri bimbi, Plinio e Dalia, e a loro dedicheremo le canzoni composte apposta per loro. Ci faranno un piccolo omaggio perché saliranno sul palco a prendersi gli applausi.
Lo spettacolo è dedicato al vostro maestro Marino Zerbin, scomparso il 1° agosto 2022. Vuoi omaggiare questa figura spiegando meglio chi era?
Era un grande attore e interprete. Non solo recitava in lingua milanese ma portava anche in scena i grandi autori classici come Carlo Goldoni e Luigi Pirandello. Ha lavorato con importanti attori e registi come Franco Branciaroli e Andrea Chiodi. E’ stato il mio primo maestro di milanese e mi spiegò i primi passi di questa lingua quando venni scelta per lo spettacolo “Nome di battaglia Lia”. Io credevo di parlare il milanese, invece mi esprimevo in valtellinese. Marino Zerbin mi ha corretto e dato tutti i compendi grammaticali. Io ho iniziato a studiare e ad ascoltare i brani musicali. Abbiamo tenuto insieme un corso di milanese aperto anche agli stranieri allo “Spirit de Milan”.
Era una persona di stampo classico ma con una mentalità apertissima e disponibile al cambiamento, perché capiva che questa lingua aveva bisogno di nuovi stimoli. E’ conosciuto per un’incredibile interpretazione del monologo di Walter Chiari sulla parodia di Adolf Hitler, uno dei brani che interpretava con maggior successo. Ho avuto anche l’onore di dirigerlo al Teatro degl’Incamminati. Avevamo un rapporto quasi parentale e lui era un pozzo di scienza: citava addirittura Carlo Porta a memoria!
- Intervista di Andrea Simone