“RI-CHIAMEROLLA MILANO”, LE ORIGINI E L’ATTUALITA’ MENEGHINA

 

Uno spettacolo dedicato a Milano, alle sue tradizioni e ai suoi cambiamenti. In prima nazionale arriva al Teatro della Cooperativa fino al 17 dicembre (con un’interruzione solo lunedì 11) Ri-chiameròlla Milano, con Marta Maria Marangoni nel ruolo della banditrice, della hostess e della pifferaia, accompagnata dal maestro Fabio Wolf al canto, al pianoforte, alla fisarmonica e agli strumenticoli. Leonardo Manera fornirà un aiuto da casa e Francesca Sangalli sarà la voce della metropolitana. Calandosi nella parte di multiformi guide turistiche, i due protagonisti accompagneranno gli attenti spettatori in un viaggio all’interno della vera essenza meneghina e delle sue trasformazioni: dalla letteratura ai banconi del bar, dalla canzone popolare alla citazione dotta, in un nuovo filone che attinge a piene mani dal vasto panorama musicale.

Intervista a Marta Maria Marangoni

“Quali sono le leggende, gli aneddoti e le curiosità di cui parlate in questo spettacolo?”

Sono diverse e più o meno conosciute. Si  parte dalla mitica fondazione di Milano da parte di Bellovéso, un Gallo che andò alla ricerca di nuove terre nel VI secolo a.C. Pare che abbia trovato in una palude del nord Italia una scrofa mediolanuta. C’è un arco in Piazza Mercanti a Milano che la raffigura. Sembra che Milano derivi da “mediolanuta”, che significa “semilanuta”. Poi c’è l’interessante e divertente leggenda del drago Tarantasio. Sono tutti racconti che presentano anche corrispondenze storiche, perché il drago Tarantasio abitava il Mar Gerundo. La leggenda dice che aveva un alito pestilenziale e che Lodi era una zona paludosa. Si narra in varie raffigurazioni che sia diventato il biscione di Milano e che abbia preso diverse forme che noi conosciamo nella storia come quella del biscione del gas.

E’ bello e curioso vedere come queste leggende si siano sviluppate in diversi aneddoti. Poi c’è la leggenda del riso giallo: per un movimento maldestro di uno dei lavoranti del Duomo nel Cinquecento cadde lo zafferano in un pentolone di risotto, che sembra sia diventato giallo. Pare che da quel momento l’aiutante sia stato soprannominato Zafferano.

Inoltre ci sono anche delle visioni di Milano. Ne prendiamo alcune del passato e poi andiamo sul piazzale della Bovisa oggi. Lì che cosa vediamo? Suggestioni. Abbiamo scritto un testo ispirato a quello che è oggi la Bovisa con le diverse etnie che la popolano. Ci sono il fragore dei treni e rumori diversi da quelli del passato. Poi si arriva al presente dell’Expo: a una canzone ispirata a un’opera brechtiana che noi abbiamo chiamato Mala Gonni. Ci abbiamo costruito sopra della satira e della critica sociale rispetto ad alcuni aspetti dell’ultimo Expo, che presenta un melting pot di mafie e interessi che portano la città a essere una capitale anche da questo punto di vista.

Poi c’è uno sbalzo sul futuro e ci immaginiamo in maniera divertente come possa essere. In mezzo c’è la divertente figura di Leonardo Manera che ci porta le sue suggestioni con le interviste che ha fatto in giro per Milano. Ci parlerà di cosa pensano i cittadini dello ius soli e di altre questioni attuali che ci riguardano. Raccontiamo anche del genio di Leonardo e del Cenacolo, ma anche di Carolina di Brunswick, promessa sposa di Giorgio IV d’Inghilterra nel 1800, che pare sia passata dalla Barona e da Niguarda.

Noi siamo delle guide turistiche con la velleità di portare in giro i nostri spettatori e durante queste peregrinazioni succede di tutto e di più, perché il maestro vorrebbe sempre accompagnare i turisti che vogliono andare in centro città. Io che invece sono una cultrice delle periferie cerco sempre di deviare il percorso e di portarli alle porte della città, perché è solo in periferia che si vede l’evoluzione. In centro è rimasto il passato musealmente conservato, invece se si esce, si vede il cambiamento: una volta c’erano i parchi, adesso ci sono i grattacieli.

“E’ un omaggio a Milano e alla milanesità quello che fate?”

Sicuramente sì. Noi siamo milanesi di nascita, anche se il maestro arriva dalla Romagna da parte di padre e dalla Sicilia da parte di madre, però è nato a Milano e ha un’ottima pronuncia del dialetto milanese. E poi noi siamo i Duperdu. Così ci ha battezzati il mitico Nanni Svampa dei Gufi, quindi questa cultura ci penetra ancora. Il nostro disco ha avuto anche il benestare di Paolo Jannacci. Quindi ci siamo anche ispirati a Enzo Jannacci come faro imprescindibile della nostra ispirazione e a Giorgio Gaber, quindi al teatro canzone. Lo facciamo però alla nostra maniera, quindi i testi e la musica sono nostri.

Naturalmente c’è qualche citazione, sia sonora che testuale, fatta con l’aiuto di Leonardo Manera e della drammaturga Francesca Sangalli, che ci ha dato qualche spunto e che abbiamo voluto inserire in locandina come voce dalla metropolitana.

 

 

“Quant’è importante il connubio tra teatro e musica?”

Per noi è fondamentale ed è oggetto di costante ricerca. La nostra naturale propensione è quella di sviluppare i temi in musica. Ci rifacciamo a un’ispirazione brechtiana. Io ho vissuto a Berlino, sono una germanista e ho scritto la mia tesi a Berlino su un cabaret berlinese. Quindi non posso negare quell’ordinarietà che è molto milanese, perché Bertolt Brecht nel 1956 arrivò a Milano e rimase entusiasta della versione dell’Opera da tre soldi allestita da Giorgio Strehler. Ci sono Milva e Rosalina Neri, e l’idea è quella di “sporcare” il recitato con la musicalità e di non lasciarci coinvolgere e assorbire dalla musicalità in un’immedesimazione totale, ma di portare il parlato all’interno della canzone con un momento di straniamento brechtiano. Questo per noi è oggetto di costante ricerca.

“Come s’inserisce Mao Tse Tung in questo contesto?”

In una linea surreale che noi diamo al finale e che è tipica sicuramente di Leonardo Manera. E’ uno spunto che può lasciare aperture da parte del pubblico. E’ un esperimento un po’ particolare. Però lasciamo alla curiosità dello spettatore questo melting pot di sonorità provenienti da diversi lingue. Anche questo fa parte della nostra esperienza. A un certo punto arriveranno anche i giapponesi, i russi e i cinesi.