“MARITI E MOGLI”: WOODY ALLEN ARRIVA A TEATRO

E’ un connubio vincente quello tra Francesca Reggiani e Monica Guerritore, che portano in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 18 marzo Mariti e mogli. Il film di Woody Allen diventa uno spettacolo teatrale nato da un’idea della Reggiani, scritto e diretto dalla Guerritore. Una pièce che le vede anche protagoniste sul palcoscenico. Tutto avviene durante una notte di pioggia, in un luogo che con il passare delle ore si trasforma in una sala da ballo, in un ristorante e in una sala d’attesa. Sono però più luoghi della mente che fisici e gli otto protagonisti si ritrovano, come diceva lo stesso Woody Allen, in un “girotondo di piccole anime che sempre insoddisfatte girano e rigirano intrappolate nell’insoddisfazione cronica di una banale vita borghese”. Nel cast anche Ferdinando Maddaloni, Cristian Giammarini, Enzo Curcurù, Lucilla Mininno, Malvina Ruggiano e Angelo Zampieri.

La parola a Monica Guerritore

“Come vengono affrontate le crisi coniugali e i tradimenti?”

“In maniera estremamente dinamica e immediata come succede nella vita. In genere, nella finzione le reazioni sono meditate e preparate. Qui invece accade tutto all’istante: c’è una luce che va via. Quando torna, il mio personaggio scopre il tradimento del marito e reagisce malissimo come tutte le mogli. A sua volta il marito si comporta facendo finta di niente e negando l’evidenza. Nelle nostre reazioni il pubblico vede però la propria vita esattamente come se fosse riflessa in uno specchio. Poi ci sono dei  momenti in cui tutti i personaggi vanno dagli spettatori e raccontano quello che stanno passando dal punto di vista psicologico”.

“Quanto è fedele al film di Woody Allen e quanto si presta al teatro un’opera come questa?”

“Secondo me molto per quanto riguarda la parte del tradimento. Quando ho chiesto a Woody Allen i diritti, lui aveva delle perplessità, poi però me li ha concessi. Io gli ho spiegato che in Italia esiste il teatro di regia. Quindi non possiamo far finta di essere a Manhattan, perché sembrerebbe di stare in uno studio televisivo. Io ho immaginato un luogo dove le persone vanno a scuola di ballo: è lì che si incontra il microcosmo raccontato da Woody Allen, chiuso da una pioggia epocale. Quindi, secondo me, è molto fedele nella radice dell’intuizione di Allen, cioè “Scene da un matrimonio”. In quel caso erano quattro atti, che qui vengono racchiusi in un atto unico di un’ora e quaranta minuti”.

“Che cosa simboleggia la danza dei protagonisti?”

“Dioniso. Da una parte vuole essere una liberazione da tutti i ruoli borghesi e classici dei protagonisti; dall’altra invece mi ricorda un po’ Cechov. Sono anime che girano in tondo. La scena del pranzo, dove i personaggi sono costretti a mangiare alle tre del mattino, mi è stata ispirata da “Il giardino dei ciliegi”dove il giardino viene venduto e loro ne sono assolutamente inconsapevoli: mangiano, ballano e continuano a vivere la propria vita. E’ come se i grandi temi dell’amore e dei tradimenti venissero affrontati con una superficialità e una leggerezza che sono la cifra di Woody Allen, che racconta l’inadeguatezza degli esseri umani”.

“Bergman e Strindberg parlavano di piccole altezze degli esseri umaniE’ una definizione che si può adattare anche ai protagonisti di questo testo?”

“E’ un piccolo girotondo di esseri umani. Woody Allen è il primo a rendersi conto di essere inadeguato. Quando il personaggio di Enzo Curcurù tenta un approccio con Sally, capisce di non farcela e di avere un problema psicologico. Sono difficoltà che tutti noi abbiamo nella vita”.

(videointervista e riprese di Andrea Simone)