Maude, cinquantenne disoccupata, cela nella sua caotica roulotte un possibile tesoro, un presunto quadro di Jackson Pollock. La comparsa di un esperto d’arte a livello mondiale che si occuperà di fare l’expertise dell’opera, innesca un dialogo irresistibile sul tema del vero e del falso, fino ad un epilogo inaspettato.
Arriva al Teatro Carcano di Milano dal 24 al 27 febbraio Le verità di Bakersfield, diretto da Veronica Cruciani. Si tratta di un dramma comico dello statunitense Stephen Sachs ispirato a fatti realmente accaduti e ambientato in un’America percorsa da forti divari sociali. Una pièce che vede protagonisti i bravissimi Marina Massironi e Giovanni Franzoni.
Intervista a Marina Massironi
Quali sono i fatti reali da cui parte il testo?
Naturalmente quella che raccontiamo non è una storia vera, ma è comunque ispirata a un fatto realmente accaduto: la protagonista è Maude Guttman, una donna di mezz’età disoccupata e con un passato un po’ doloroso alle spalle che poi affiorerà. Maude pensa di aver trovato un quadro autentico di Jackson Pollock da un rigattiere, lo paga tre dollari, ma arriva a pensare che sia originale. Per avere la conferma della sua autenticità, deve però farlo periziare da un professionista. Si presenta quindi un certo Lionel, un esperto d’arte dal curriculum vitae infinito, grande conoscitore del surrealismo astratto e di Jackson Pollock. Lionel arriva dove abita Maude, in un trailer park. Ovviamente il primo incontro fra i due è uno scontro pieno di pregiudizi…
Che direttive di regia vi ha dato Veronica Cruciani?
Ha chiarito ancora di più il tema centrale: quello cioè della verità e della falsità. Partendo infatti dal quadro di Pollock, noi non ci soffermiamo ovviamente solo sull’autenticità del dipinto, ma è un pretesto per parlare anche della realtà dei personaggi, delle persone, dell’autorità, di chi ha il diritto di dire la verità e di chi dobbiamo ascoltare. Il tema fondamentale è però quella della verità e della falsità, prima attraverso l’arte e poi anche per esteso. Veronica ha proprio accentuato questo argomento anche attraverso la messa in scena.
Perché “Le verità di Bakersfield” crea domande vitali su ciò che rende l’arte e le persone veramente autentiche?
Perché è un testo che solleva tanti interrogativi proprio riguardo alla falsità o all’autenticità. Eleva la diversità prima dal quadro, poi dai personaggi e dalle vite personali. Coinvolge quindi lo spettatore in questo senso.
Infatti questo spettacolo viene rappresentato per la prima volta in Italia. Potrebbe in qualche modo smuovere le coscienze secondo lei?
Il teatro smuove sempre le coscienze se porta contenuti interessanti! Magari non dà delle risposte, perché non è quello che deve fare. Sicuramente solleva degli interrogativi e pone degli stimoli. Questo testo a me ne ha posti tanti: è molto intenso e interessante, perché oltre alla verità e alla falsità porta con sé numerosissimi argomenti: il pregiudizio, la posizione sociale, la sede dell’intelligenza. Maude è per esempio una donna che non ha potuto né prendere un ascensore sociale né studiare; è però una persona di grande intelligenza e iniziativa. Si parla poi anche della percezione dell’arte, che per noi è un fatto molto importante: quando guardiamo un quadro, come lo facciamo? Con quali strumenti? Sono tutti temi estremamente coinvolgenti!
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringraziano Cristiana Ferrari e Maurizia Leonelli per la collaborazione
- Clicca QUI per iscriverti al canale Youtube di Teatro.Online e vedere le nostre interviste video.