“MATILDE E IL TRAM PER SAN VITTORE”: LA DIGNITÀ DEGLI ANTIEROI

Matilde e il tram per San Vittore torna al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano fino al 9 giugno, dopo il grande successo del 2018 .

In scena la forza e la disperazione di un popolo che nel 1943 si oppose al nazi-fascismo pagando la propria scelta a caro prezzo: 570 lavoratori, tra cui molti operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni, vennero infatti deportati dal regime. Lo spettacolo parla attraverso le voci di quelle donne che, dopo l’arresto dei propri uomini si ritrovarono improvvisamente a gestire, da sole, un quotidiano di fame e miseria.

Una delle protagoniste femminili è Arianna Scommegna, sul palco con Rossana Mola, Debora Villa e Giulia Medea. Il testo e la regia sono di Renato Sarti.

4 domande ad Arianna Scommegna

“Il regista Renato Sarti ha voluto sottolineare l’importanza della dignità femminile. In che modo si manifestava la forza della disperazione di queste donne?”

“Con una reazione di solidarietà totale, di coraggio, determinazione e forza. In certi casi i loro mariti venivano portati via alle 4 del mattino. Una volta, al casermone di Bergamo dove gli operai che scioperavano furono deportati da Milano per poi finire nei campi della deportazione, le donne arrivarono e sfondarono la barriera dei nazi-fascisti per riuscire almeno a salutare i loro uomini. Una forza straordinaria, figlia dell’unità, nata in un momento in cui avevano perso tutto.

Le uniche cose rimaste erano la forza della disperazione e l’amore per le persone che stimavano, che avevano avuto accanto e di cui condividevano totalmente le scelte. Una straordinarietà che nasceva da un’urgenza vera. E’ un coraggio che non esisteva a priori, ma era figlio di quelle circostanze: sfondare le barriere dei nazisti non è da tutti. Eppure siamo di fronte a persone comuni che hanno compiuto un gesto straordinario.

“E’ anche Milano la grande protagonista?”

“Certo! Perché era la città in cui il numero delle fabbriche e degli operai era altissimo. E’ soprattutto il carattere di Milano a colpire, lo stesso che esiste anche oggi. E’ una città operosa, determinata, che guarda al futuro, che non si perde né si piange addosso. Rispetto al lavoro e alla realizzazione dell’essere umano, Milano è sempre stata un esempio nel nostro Paese: in questo caso lo sono anche gli operai per la loro determinazione e compattezza. Non si crogiolano dietro alla paura o allo smarrimento. Queste sono caratteristiche che appartengono a Milano. “

“Mai come oggi c’è bisogno di uno spettacolo come questo per sensibilizzare l’opinione pubblica e conservare la memoria storica, giusto?”

“Assolutamente sì! Se le generazioni che vengono dopo si dimenticano la storia o non la sanno, è anche una nostra responsabilità. Io non do la colpa ai giovani d’oggi se non sanno le cose. Noi ci dobbiamo impegnare in maniera molto creativa per coinvolgere senza guardare dall’alto quelli che non ricordano o non sanno. Giacomo Ulivi, un partigiano di 19 anni, diceva che bisogna prepararsi a convincere gli altri senza sopraffarli e senza rinunciare. Si deve combattere l’avanzata di odio e di rabbia con il pensiero e il coinvolgimento creativo. Possiamo fare ancora molto per la scuola e l’educazione. E’ un nostro dovere.”

“In questo spettacolo hai preso il posto di Maddalena Crippa. Hai temuto il confronto o sei andata dritta per la tua strada senza farti condizionare dalla sua interpretazione?”

Sono onorata e fiera di prendere il posto di Maddalena Crippa, che è un’attrice che amo e stimo moltissimo. Il lavoro di prove è stato molto bello, perché sia Debora Villa che Rossana Mola mi hanno permesso di entrare in una famiglia già costruita anche sul piano personale. Sono molto felice di questo lavoro con Renato Sarti e le mie compagne, perché mi hanno accolto a braccia aperte.

Ho fatto tante sostituzioni nella mia vita e sono un bellissimo esercizio, perché permettono di entrare in un luogo già abitato. Quindi, con delicatezza, cura e soprattutto rispetto ci si pone di fronte a un lavoro che ci lascia un’eredità. Questa è una fortuna, perché abbiamo alle spalle un lavoro che qualcuno ci dona. E’ una bellissima esperienza: un esercizio di integrazione!

  • Intervista di Andrea Simone
  • Grazie a Bianca S. Villa e all’ufficio stampa del Piccolo Teatro di Milano per il supporto professionale
  • Il testo di Renato Sarti è tratto dal libro di Giuseppe Valota Dalla fabbrica ai lager
  • Una produzione Teatro della Cooperativa con il sostegno di ANED,
    con il patrocinio di ANPI, Istituto Parri e ISEC, e con il patrocinio dei comuni di Albiate, Bresso, Cinisello Balsamo, Monza e Muggiò.
  • Lo spettacolo è sostenuto nell’ambito di NEXT ed. 2017/18 Regione Lombardia