Lo sconcerto di una donna invasa dalle voci di dentro, in cerca di una pace che è ormai impossibile da raggiungere, tormentata dai fantasmi del passato. Tutto è già accaduto, il più terribile degli atti commesso, ogni cosa perduta. Ma Medea continua a rivivere senza sosta il fatidico giorno che l’ha portata alla pazzia e i personaggi che lo hanno popolato, come se fossero presenze ossessive nella sua testa. MedeAssolo s-concert è in scena al Teatro Libero di Milano dal 22 al 25 novembre. Tratto da Seneca, è scritto, diretto e interpretato da Valentina Banci.
La parola a Valentina Banci
“Perché per Medea è impossibile raggiungere la pace?”
“Perché è una donna tradita profondamente in un ideale di amore che è non solo un amore ma una rivoluzione culturale. Basta pensare che lei, guidando la nave Argo, ha riunito le culture del Mediterraneo. Da bambina si è fatta portare via dalla terra natìa da un eroe luminoso, che per lei ha ucciso, ha sfidato la solitudine e ha abbandonato la famiglia, con una forza che può avere solo un ideale rivoluzionario, se la vogliamo vedere in un senso un po’ più alto rispetto a quello che il mito ci ha passato. E’ una donna che è ben più complessa di una madre assassina dei propri figli.”
“Perché Medea ha ucciso i propri figli?”
“Proprio per questo: perché viene abbandonata da Giasone in una logica di potere e lei non può accettare un mondo assoggettato al potere. Lo si può vedere in un certo senso anche come il maschile contro il femminile. Lei uccide i suoi figli per uccidere se stessa, per non lasciarli in un mondo che non li riconosce e che non la riconosce. Li uccide in un atto di follia. E’ ovvio che il tema della follia è ben presente, però perché lei impazzisce? Secondo me questo viene spiegato da Seneca in un modo molto più moderno rispetto ad Euripide, che ha scritto una “Medea” più politica. In Seneca c’è proprio la frattura psicologica che l’ha portata a spezzarsi. E’ molto interessante. Infatti è un testo adorato nella Mitteleuropa, perché è considerato estremamente moderno, mentre in Italia purtroppo ha subito la retorica di Seneca legata alla morale. E’ stato un po’ bistrattato, ma è un testo da riscoprire.”
“Siamo di fronte alla tragedia dell’abbandono?”
“Siamo di fronte alla tragedia del tradimento di un ideale rivoluzionario esistenziale. E’ questo il punto. Medea è una donna che sceglie l’esilio per amore, ma anche perché crede in una possibilità di vita diversa. La funzione di portare in salvo gli eroi della Grecia con la nave Argo è fortissima da un punto di vista simbolico, perché la nave Argo è la nave che per prima apre i mari. Infatti c’è un coro bellissimo nel testo senechiano sull’apertura dei mari operata dalla nave Argo e su come ha rotto le barriere culturali nel Mediterraneo. E’ Medea che l’ha salvata e l’ha guidata.”
“Avrai sicuramente visto il film Medea di Pier Paolo Pasolini con Maria Callas. La tua è una Medea molto diversa?”
“Sì, è una Medea molto diversa, anche se io adoro Pasolini e amo la Callas infinitamente. Quello è un film che ho amato tantissimo in età giovanile. Credo che sia una Medea diversa perché prova a scendere nel dramma di una donna. Esce un po’ dal cliché della maga vendicatrice, diventa qualcosa di più moderno, di più vicino alla nostra sensibilità. Infatti era molto amata nella Mitteleuropa, tant’è che Heiner Mueller ha scritto i suoi “Frammenti di Medea” riferendosi alla “Medea” di Seneca, ma era molto amata da tutta la scuola freudiana perché era considerata un testo antesignano di un concetto psicanalitico legato anche alla pazzia intesa in senso moderno. Quindi è diversa in questo: forse si stacca dal mito per tornare essere umano.”