Silvia Giulia Mendola e Federica Bognetti, “Sybil”

Lo spettacolo vincitore del “Bando Scena Unita” arriva al Pacta Salone di Milano dal 25 al 27 ottobre. Sybil è un testo di Livia Castiglioni portato in scena da Federica Bognetti e Silvia Giulia Mendola, che ha anche firmato la regia.

Sybil riguarda il caso “Dorset”, la storia di una patologia che ha comportato 10 anni di lavoro terapeutico e 2354 sedute.

Intervista a Silvia Giulia Mendola e Federica Bognetti

E’ uno spettacolo tratto da una storia vera?

Silvia Giulia Mendola: Sì e racconta la storia di Sybil, una donna divisa tra molteplici esistenze, sul disturbo della personalità multipla. Casi simili si affrontano dal 1700, ma questo ha fatto riconoscere dall’Associazione Americana dei Disturbi Psicologici quello della personalità multipla come tale. Durante le sedute fatte con Sybil e durate 10 anni, la dottoressa riuscirà a integrare tutte le sedici personalità vigili di Sybil. Noi ne rappresentiamo dieci e sono uomini donne e bambini, ma alcune non erano coscienti.

Quali sono le caratteristiche delle molteplicità personalità che Sybil sviluppa?

Federica Bognetti: La dottoressa incontra due bambine, Peggy e Ruthie, che è la più piccola e ha 3 anni. Peggy ha un’età indefinibile: nello spettacolo la dottoressa Wilbur dirà che sembra una bambina precoce o una donna immatura, quindi ha un’età preadolescenziale. Poi incontra due magnifiche personalità che coesistono insieme e non si possono mai separare: Vanessa e Marcia. Una ama le figure genitoriali, mentre l’altra riconosce il diavolo e il male specialmente nella madre. Quando però queste due personalità si manifestano, lo fanno sempre insieme dialogando con uno sviluppo schizofrenico doppio.

Silvia Giulia Mendola: Una è molto aperta e solare, mentre l’altra è chiusa e introversa. Peggy è un’aggressiva, Ruthie è invece una bambina molto tenera.

Federica Bognetti: C’è poi Anne, che intravediamo ed è un personaggio stanco e catatonico. Syd è una figura maschile che sente di essere maschio fino in fondo. Ci sarà quindi un dialogo molto importante sul riconoscimento della propria non mascolinità in quanto vive in un corpo femminile. Vicky è poi un carattere molto importante nel percorso perché è una delle personalità che riconosce l’esistenza di tutte le altre e sa tutto quello che fanno. Quando si manifesta, per la dottoressa è una manna caduta dal cielo poiché le consente di seguire i frammenti di ogni personalità e di crearsi un’idea.

C’è poi Mary Lucinda, un personaggio timorato di Dio, molto riservato e pudico. Infine abbiamo la bionda, il personaggio senza nome che si manifesta nel momento in cui Sybil sta vivendo il proprio percorso di guarigione. E’ l’unica a non essere malata e ha una parte adolescenziale rimasta intatta nell’inconscio di Sybil.

Ci sono delle strategie che la dottoressa Wilson mette in atto per arrivare alla diagnosi di disturbo della personalità multipla e alla guarigione?

Silvia Giulia Mendola: Quando appare la prima personalità di Sybil, scopriamo che lei non aveva mai curato un caso di personalità multipla. Capisce subito che le tecniche freudiane non sono abbastanza e che deve approfondire la questione esaminandola da un altro lato. Usa quindi l’ipnosi per riuscire a entrare in contatto con tutte le personalità. Sybil non ha coscienza, si sveglia e non si ricorda dov’è stata o si ritrova in un’altra città come Philadelphia senza sapere come ci è arrivata. Le registrazioni, il contributo dialogico, un approccio di accoglienza, l’abbraccio e l’ipnosi sono le tecniche usate dalla dottoressa per integrare le personalità. 

Questo spettacolo ha anche il fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su una patologia di cui non si è finora parlato tantissimo?

Federica Bognetti: Ha l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sulle fragilità e sulla molteplicità di espressioni che può avere un essere umano per parlare di sé ed esprimere il proprio dolore. Rimanendo se stessa in modo complesso, Sybil manifesta queste personalità semplicemente perché non può affrontare le violenze e le torture subite dalla madre. In questo caso lo sviluppo di altre personalità è dunque una strategia di sopravvivenza attuata dall’essere umano. Basta pochissimo per rompere gli equilibri mentali e psicologici di un individuo, perché il cervello umano è come un diamante: è sufficiente sfiorarlo per farlo vacillare o mandarlo in frantumi. Tutto il lavoro fatto per aiutare chi soffre di schizofrenia e personalità multipla è una grande sfida ed è fondamentale perché ognuno ha il diritto di vivere nella società.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringraziano Federico Riccardo e Giulia Colombo per la collaborazione