Enzo è un uomo ambizioso che viene dal popolo. Ha la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, quello della deregulation del sistema bancario, che gli permette di fare carriera e di guadagnare molto denaro per più di vent’anni. A un certo punto tutto questo però non gli sta più bene. E proprio come un Innominato manzoniano dei giorni nostri anche lui subisce una conversione piena di ostacoli, contraddizioni e difficoltà. La sua ostinazione lo porta tuttavia a voler diventare un uomo migliore e quindi dà vita a un’azienda che difenda i clienti dai soprusi delle banche. Ecco allora che il destino lo porta a proteggere un cliente tartassato dal proprio istituto ma che ha un bisogno vitale di un fido. E come sempre avviene in questi casi… cherchez la femme! Entrerà quindi in scena una funzionaria di banca di una bellezza accecante, proprio uno di quegli “squali” per i quali lui, da manager, stravedeva.
Io so e ho le prove arriva al Pacta Salone di Milano. Scritto e diretto da Giovanni Meola, anche protagonista in scena accompagnato da Daniela Esposito che ha curato le musiche, lo spettacolo, tratto dal libro di Vincenzo Imperatore, è in scena dal 23 al 25 febbraio.
La parola a Giovanni Meola
“Il tuo è di sicuro un testo molto originale. Se escludiamo Lehman Trilogy e Una tranquilla rapina in banca di Giorgio Ganzerli non sono molti gli spettacoli ambientati nel mondo bancario. Com’è nata quest’idea?”
“E’ nata dalla mia precisa volontà di affrontare questo tema. Io sono un cittadino prima di essere un autore, un drammaturgo e un regista. Quindi leggo, mi informo e ho anche alle spalle studi economici non portati a termine che mi hanno dato un certo tipo di formazione. Da un po’ di anni sentivo l’esigenza molto forte di confrontarmi con questi temi, perché mi rendevo sempre più conto di quanto la delega in bianco che il nostro Paese aveva concesso, non solo ai politici ma anche ai finanzieri, si fosse rivoltata contro di noi. Stavo scrivendo un soggetto per una drammaturgia quando mi sono imbattuto in una recensione di un libro intitolato ‘Io so e ho le prove’ e ne sono rimasto colpito. Per la prima volta una ‘gola profonda’ parlava di quest’ambiente.
Io sono un lettore bulimico e quella volta ho fatto una cosa che di solito non faccio: anziché aspettare, sono immediatamente sceso apposta per comprarlo e l’ho ‘divorato’ in 48 ore. Da lì il passo è stato breve, perché ho scoperto che Vincenzo Imperatore, l’autore, un ex manager bancario, non solo è napoletano come me, ma proviene addirittura dal mio stesso quartiere. Quindi l’ho cercato sui social, ci siamo conosciuti di persona e gli ho manifestato subito la mia volontà di scrivere un adattamento teatrale del suo libro. Lui ne è rimasto molto colpito. Il libro è un memoriale che racconta le sue vicende reali e tradurlo teatralmente non era facilissimo. Quindi mi sono impegnato a conoscere questo scrittore, gli ho fatto un’intervista lunghissima e da lì è nato lo spettacolo”.
“E’ un monologo che vuol essere un avvertimento ai professionisti del settore?”
“Anche. Infatti abbiamo fatto rappresentazioni apposta per i lavoratori del ramo. Soprattutto mi preme che il tema venga a conoscenza del maggior numero di persone possibili. Io sono convintissimo che anche chi ha un conto corrente di soli 100 euro debba guardare alla banca con grande attenziome, perché gli istituti bancari oggi governano le nostre vite molto di più di quanto noi posssiamo immaginare”.
“Qual è il tormento interiore di Enzo?”
“Quello di essere stato spinto per 25 anni dalla molla feroce del riscatto sociale. Lui proviene da un quartiere popolare ed è l’unico della sua generazione all’interno di quella zona a essersi laureato col massimo dei voti e ad essere stato subito asssunto. Questo lo spinge ad avere una fame – per arrivare in cima alla piramide sociale partendo dal basso – che lo porta a fare di tutto per emergere. Ha la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto:quello cioè della privatizzazione delle banche. A quel punto succede quello che io racconto in maniera molto ironica: i bancari non sono più semplici esecutori, ma diventano gli artefici della propria fortuna: vendono prodotti finanziari passando sul cadavere di chiunque. Per un quarto di secolo lui ha fatto la stessa cosa, ma a un certo punto questo peso lo ha schiacciato, è uscito da questa situazione, si è fermato e ha capito che questo mondo andava raccontato, quindi lo ha fatto”.
“In scena tu e Daniela Esposito avete due ruoli ben distinti. Ce ne vuoi parlare?”
“Sulla carta il testo è un monologo, ma dal momento che sono anche il regista dello spettacolo, ho fatto una scelta: mi sono chiesto da spettatore quanto e come avrebbe potuto coinvolgermi una storia con un tema così importante e “pesante” se non ci fosse stato un intervento compensatore. La compensazione poteva essere quella di non lasciare il personaggio da solo, ma di farlo accompagnare dai “fantasmi” di cui parlo durante lo spettacolo. E questi personaggi sono tanti: colleghi ancora famelici, clienti truffati che ora Enzo vuole tutelare, la madre, che è una figura molto importante, e “mamma banca”.
Quindi io faccio vivere tutti i protagonisti del racconto attraverso il corpo, i suoni e il canto di Daniela Esposito, una musicista, una cantante e un’attrice che ha creato la colonna sonora di questo spettacolo. In scena non suona solo la fisarmonica ma anche tutti gli oggetti che ho deciso di inserire nello spettacolo e che diventano strumenti musicali. La colonna sonora di Daniela, composta da sette brani, crea suggestioni eccezionali. Tutto il pubblico che finora ci ha onorato della propria presenza ha saputo cogliere l’incontro tra i suoni, la musica, l’ironia in alcuni punti molto grottesca, e la grande verità sul tormento che emerge alla fine”.