MICHELE SERRA, “L’AMACA DI DOMANI”

Scrivere ogni giorno per ventisette anni la propria opinione sul giornale è una forma di potere o una condanna? Un esercizio di stile o uno sfoggio maniacale, degno di un caso umano? Bisogna invidiare le bestie, che per esistere sono condannate a non parlare? Le parole, con le loro seduzioni e le loro trappole, sono le protagoniste di questo racconto teatrale comico e sentimentale, impudico e coinvolgente.

Un estratto dello spettacolo (immagini del canale Youtube “Francigena Fidenza Festival”)

L’amaca di domani è in scena al Teatro Franco Parenti dal 19 al 21 ottobre e vede come unico protagonista in scena Michele Serra, diretto da Andrea Renzi.

Intervista a Michele Serra

Perché fare di una rubrica uno spettacolo teatrale?

Perché in una rubrica sul giornale non c’è spazio per metterci una mucca, delle nuvole, un leggio. Il teatro è una estensione “magica” del mio lavoro di scrittura. Una specie di bottega aperta al pubblico.

Quanto parla di sé e quanto degli ultimi 27 anni di storia italiana?

Temo di parlare molto di me e del mio mestiere, ma questo era lo scopo di questo monologo. Cercare di descrivere i rischi e i piaceri della scrittura, la potenza delle parole e al tempo stesso il loro potere distruttivo. E’ come se un falegname richiamasse l’attenzione del pubblico sull’importanza del legno. Tra la radica e il compensato, tra il pero e il pioppo, corre una differenza abissale.

Sono le parole le protagoniste di questo racconto?

Le parole e la fatica di sceglierle. Di governarle, per quanto è possibile, e di non subirle. La tecnologia ha cambiato enormemente lo scenario, ma la materia prima della scrittura rimane la stessa: le parole. Dunque usarle male o bene è nostra responsabilità individuale. Dare la colpa alla tecnologia, ai social, all’epoca, eccetera, è il classico alibi.

Perché nello spettacolo c’è un richiamo all’infanzia?

Perché più passano gli anni più il cerchio si chiude, e capisci che molto di quello che sei e di quello che fai dipende dalla famiglia che ti ha cresciuto e dall’aria che hai respirato. Il resto, tutto il resto, è molto importante. Ma il cerchio tende a chiudersi laddove è iniziato.

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  • Foto in evidenza di Laura Pietra
  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Alessandra Paoli per la collaborazione