I PRIMI 40 ANNI DI “MI VOLEVA STREHLER”

In occasione dei 150 anni del Teatro Gerolamo, torna proprio su quello stesso palcoscenico che lo vide debuttare nel 1978 Mi voleva Strehler. Dal 9 all’11 marzo, Maurizio Micheli riproporrà, con la regia di Luca Sandri, il testo scritto con Umberto Simonetta. Con lo sfondo di una scenografia girevole, Micheli ci racconterà la storia di Fabio Aldoresi, scalcinato attore emigrato a Milano, costretto a esibirsi tutte le sere davanti a un pubblico cafone e irrispettoso. Il sogno di Fabio, come di tutti gli attori, è quello di sfondare e diventare famoso. Per farlo, decide di sostenere un famtomatico provino davanti al maestro dei maestri: il grande regista Giorgio Strehler.

Quattro domande a Maurizio Micheli

“40 anni sono tanti. Quant’è cambiato questo spettacolo?”

“Non è cambiato. E’ sempre lo stesso. Sono passati 40 anni e quindi io sono più grande. Vedo dall’esterno quello che facevo nel 1978, quando mi guardavo da dentro e da fuori”.

“Non c’è un po’ il rischio di fare un’operazione nostalgia?”

“No, perché è un testo che non ho mai abbandonato. Sarebbe stato nostalgico se l’avessi lasciato e ripreso adesso per parlare dei vecchi tempi, ma lo faccio tutti gli anni ed è giustamente datato. Non l’ho aggiornato.”

“E’ lo specchio di un’epoca che non torna più?”

“E’ lo specchio di un’epoca che da un certo punto di vista è meglio che non torni. Non dimentichiamoci quello che è successo 40 anni fa: le stragi, l’uccisione di Aldo Moro, il terrorismo. Non che oggi si stia poi tanto meglio: i risultati di queste elezioni sono preoccupanti”.

“Fabio Aldoresi siamo un po’ tuttti noi?”

“Fabio Aldoresi fa parte della mia storia teatrale e non. E’ un piccolo uomo, ma spera che la sua vita cambi. Ha un sogno che si incontra, si scontra e si confronta con una persona che rappresenta il potere teatrale”.