“IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI”: MAGDALENA BARILE E IL “CANDIDO” DI VOLTAIRE

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Debutta il 2 novembre al Teatro Filodrammatici di Milano, dove rimarrà in scena fino a domenica 6, “Il migliore dei mondi possibili”. Si tratta di uno spettacolo­ ispirato a “Candido” di Voltaire, scritto da Magdalena Barile e diretto da Simona Arrighi e Sandra Garuglieri, che ne sono anche protagoniste con Luisa Bosi e Laura Croce.

Ogni sera quattro attrici/cortigiane si esibiscono al servizio della loro esigente padrona, Madame. In scena le avventure del Candido di Voltaire, giovane ottimista metafisico a spasso nel peggiore dei mondi possibili: il nostro. In una gara di asservimento volontario le quattro competono per compiacere Madame. Quando la donna viene decapitata nel suo giardino, senza una padrona per cui esibirsi e con un nuovo potere alle porte, le quattro dovranno decidere cosa fare delle proprie vite.

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Magdalena Barile

Teatro.Online ha intervistato Magdalena Barile, autrice dello spettacolo.

“Perché è così importante la figura del Candido di Voltaire?”

“L’idea del Candido è stata una commissione della compagnia. Credo che la loro idea originaria sia stata quella di interrogarsi attraverso un grande classico della letteratura sul panorama devastante e afflitto da ogni orrore che è la situazione politica, economica e sociale del nostro tempo. Tutto questo però è stato fatto attraverso un grande classico che usa la forma della farsa e del racconto filosofico. Un racconto che utilizza l’espediente comico per mettere in luce contraddizioni e parossismi di una società che vede gli eventi storici volti al bene. C’è in Voltaire una critica alla visione finalistica e filosofica in cui tutto accade per un obiettivo”.

“E contrapposto a tutto questo cosa c’è?”

“Lo scenario di un mondo senza leggi né equilibri. Quindi c’è l’idea di parlare dell’oggi attraverso un classico che devasta qualunque visione ottimistica. Se ne parla invece attraverso la figura di un giovane ingenuo e ottimista che pensa che questo sia il migliore dei mondi possibili. Egli si imbatte quindi fiducioso in una serie di vorticose avventure in cui tutto tende sempre alla catastrofe. Questo ci è servito per raccontare con la leggerezza di Voltaire uno spaccato in cui ci chiediamo: ‘E’ ancora possibile vedere una speranza, percepire una poesia e una possibilità di libertà?’”

“Di quale periodo storico parliamo e quanto è importante la collocazione del testo in esso?”

“Lo spettacolo è ambientato in un ideale Settecento, in un giardino che ricorda quelli di Versailles. Però allo stesso tempo possiamo dire che è un’operazione astratta, che racconta la rappresentazione della realtà. Quindi le parrucche, i vestiti, i riferimenti a quella che sembra una Rivoluzione Francese incombente e al successivo periodo del Terrore sono un pretesto per raccontare i giorni d’oggi. Il linguaggio è quotidiano. I riferimenti letterari sono quelli fatti al Settecento francese e all’Illuminismo. Direi però che è una scrittura contemporanea”.

“Il testo denuncia anche una corruzione e un marciume dei mondi e dell’epoca di cui si parla?”

“Proprio così. Il testo fa riferimento a una società in cui vige la condizione della dipendenza dal potere. Questo avviene anche quando la vicenda si svolge in un giardino in cui pensiamo che tutto sia meraviglioso, dove i fiori e le piante ispirano poesia e uguaglianza. Ci sembra che la Natura ci aiuti ad avere un rapporto più diretto e naturale con le cose del mondo. Invece, avvicinandoci, vediamo che questo giardino è del tutto artificiale. Quello che sembrava uno stile di vita naturale è dettato dalle regole di una padrona. Quindi il rapporto tra esseri umani è sempre regolato da un potere e da una dipendenza, che si evolvono nei diversi passaggi del testo. Questi, a loro volta, fanno riferimento ai diversi personaggi della storia. C’è quindi la denuncia di una condizione di schiavitù dell’essere umano in generale e del suo tentativo di cercare una possibilità di libertà”.

“Com’è nata e che cosa vi ha dato l’ispirazione per il titolo, ‘Il migliore dei mondi possibili’?”

“E’ una citazione del Candido di Voltaire. Nel romanzo dell’autore, il giovane Candido ha ricevuto un’educazione filosofica. Questa lo ha educato a pensare che il mondo in cui vive è l’unico possibile. Per forza di cose, come un sillogismo, questo è il migliore dei mondi possibili. Quindi lui gira il mondo per verificare questo assioma che si stabilisce. Scoprirà che il mondo è un posto orribile. Però tutto parte dal punto di vista dell’Illuminismo, quindi laico, secondo il quale questa è l’unica realtà percepita e possibile. Allora è qui che bisogna cercare di fare delle cose per migliorarlo, non altrove. Non bisogna pensare che ci sia un altro giardino o un’altra dimensione”.