Quando zia Olga viene a mancare alla tenera età di 95 anni, i quattro nipoti si riuniscono a casa sua: organizzare il funerale sarà in realtà un modo per capire come mettere le mani sul suo patrimonio. Non si conosce fino in fondo qualcuno finché non c’è da dividere un’eredità: in un crescendo di equivoci, vecchi rancori e conflitti familiari, la storia si svilupperà in maniera ironica e a tratti cinica.
Morta zia la casa è mia è in scena al Teatro Martinitt di Milano fino al 19 dicembre. Nato da un’idea di Alessandro Tirocchi e Maurizio Paniconi (protagonisti anche in scena), scritto da Gianni Quinto e diretto da Marco Simeoli, lo spettacolo vede nel cast anche Valeria Monetti e Jacopo Pelliccia.
La parola a Valeria Monetti
E’ il caso di dire “Parenti serpenti” anche in questo spettacolo?
Sì, è vero, è il caso di dirlo, perché all’affermazione “Morta zia la casa mia” che verrà fatta durante lo spettacolo, scatta la situazione d’emergenza degli altri fratelli, che cercano di capire dove andrà a finire la casa. Non c’è però solo un’abitazione di mezzo, ma anche un’eredità. Si tratta di dividersi il dispiacere della dipartita della povera zia oltre che il patrimonio stesso.
Perché questa commedia è noir solo all’apparenza?
Perché è una commedia e perché si parla di morte, quindi il tono cala leggermente. La morte però viene sdrammatizzata dai toni, dall’argomento e dalla modalità con cui è trattata.
C’è comunque una buona dose di cinismo, giusto?
Assolutamente sì, fin dall’inizio dello spettacolo. Si vedrà una bara che entrerà in scena, però l’idea di come viene gestita la situazione sarà sempre molto leggera. Il cinismo serve quindi ad alleviare anche un po’ l’atmosfera.
E’ molto forte anche il tema della precarietà delle nuove generazioni, giusto?
Moltissimo. E’ un altro argomento importante ed è proprio il motivo per cui iniziano a litigare i due fratelli, perché hanno delle situazioni familiari e lavorative precarie, quindi la zia avrebbe potuto sollevare un po’ la loro condizione. C’è dunque il confronto di diverse generazioni con differenti difficoltà: possono essere sia problemi familiari che affettivi o semplicemente professionali, di ambizioni lavorative che non riescono a essere realizzate. Si parla molto anche di questo argomento.
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Federica Zanini per la collaborazione
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