“LA MONNALISTA”, IL SUPERMERCATO A TEATRO

Che cos’è La Monnalista? Una delle cose apparentemente più noiose del mondo e che nessuno penserebbe mai che potesse arrivare in teatro: la lista della spesa. Se però il testo viene scritto da Lorenzo Vergani e interpretato da Alessandro Pazzi, ecco che questa provocazione arriva al centro di uno spettacolo, in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 18 marzo, dove questi scarabocchi spiazzano e conquistano i presenti con la loro dose di surrealismo e imprevedibilità, conciliando ironia e cultura. L’obiettivo è accattivarsi gli spettatori, parlando con il linguaggio alto, tipico della nostra critica artistica e della nostra routine domestica.

Quattro domande a Lorenzo Vergani e Alessandro Pazzi

“In che senso la lista della spesa viene qui recensita?”

Mi è molto piaciuto giocare sulla decontestualizzazione. Da un po’ di anni mi capitavano tra le mani questi pezzetti di carta. Si tratta di una delle cose più umili e banali che produciamo durante la nostra giornata. Ho cominciato a raccoglierli e a dargli un valore totalmente diverso da quello che di solito hanno questi documenti. Li ho trattati come qualcosa di prezioso, immaginando cosa si potesse raccontare e inventare con queste liste usando un po’ la fantasia.

“Com’è possibile dare alla lista della spesa la stessa importanza che si dà a un’opera di Shakespeare?”

Alessandro PazziCome diceva Gabriele Lavia, uno dei miei maestri, quello che comunica il teatro non nasce dalle parole ma dai sentimenti che mettiamo sotto di esse. Le parole sono dei veicoli. Se l’attore dà un sentimento e un’intenzione, qualsiasi cosa può essere letta e recitata, anche l’elenco del telefono. Vittorio Gassman ne è un esempio: anni fa aveva fatto un esperimento ironico leggendo ad “Avanzi”  il menu. Era interessantissimo perché lui usava ritmo, tono e volume della voce variandoli. Io per fare questo spettacolo mi sono un po’ ispirato a lui. Se noi assistiamo a una rappresentazione in arabo, non capiamo niente. Se però gli attori sono bravi, deduciamo se stanno litigando o se si stanno dicendo parole d’amore; lo comprendiamo dall’intenzione che c’è dietro.

“Perché il titolo rimanda all’opera d’arte di Leonardo da Vinci?”

Lorenzo Vergani: Perché all’interno di questa rassegna di capolavori involontari, abbiamo come convitato di pietra l’opera prima della listografia e di tutte le liste della spesa. Il pubblico non sa se riuscirà a vedere questa lista che ha preso da sola il nome dello spettacolo.

“E’ una lezione quella che tiene il critico d’arte interpretato da te?”

Alessandro Pazzi: Sì, lui inizia con delle opere di grandi autori del Novecento e a un certo punto si convince che queste cose abbiano annoiato e siano sopravvalutate. Quindi dice di voler introdurre una nuova corrente. Il critico prende seriamente quest’aspetto e fa una vera lezione d’arte, anche se poi il pubblico ride. Io nel recitare sono serioso, non prendo mai in giro quello che è scritto perché lo tratto come se fosse una grande lezione d’arte su una nuova corrente d’opera. Il mio personaggio non vuole sbeffeggiare nessuno, è convinto di poter raccontare agli astanti qualcosa di assolutamente innovativo. 

Lorenzo Vergani: Il passaggio ulteriore è quello dell’arte involontaria: prendere cioè qualcosa di assolutamente normale, banale e misero ed elevarlo soltanto con il linguaggio della critica a un atto veramente artistico.