“L’AMMORE NUN E’ AMMORE”: SHAKESPEARE IN NAPOLETANO

I sonetti di William Shakespeare traditi e tradotti in napoletano, trasformati in un’intensa e vibrante recita dei sentimenti, che conferma il talento di Lino Musella e lo consacra tra i migliori attori della sua generazione. Musella abbandona temporaneamente i truci re di Who is the king per riscoprire un altro Bardo, quello dei Shakespeare’s Sonnets, reinterpretati dal poeta napoletano Dario Jacobelli, recentemente e prematuramente scomparso.

L’ammore nun è ammore è in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 3 febbraio. Ne è unico protagonista Lino Musella che ha curato anche la regia. Ai cordofoni e alle percussioni troviamo invece Marco Vidino.

Intervista a Lino Musella

“Qual è il risultato della traduzione dei sonetti di Shakespeare in napoletano?”

“Innanzitutto un’interpretazione. Credo che debba essere il risultato di ogni approccio con Shakespeare, quello cioè di farlo sempre passare per una lente. In questo caso la lente è molto più fedele all’originale di quello che può dare l’italiano. In napoletano guadagnano semplicemente teatralità, quindi questo è un aspetto che salta subito all’occhio, perché il napoletano è una lingua letteraria, ma soprattutto teatrale o musicale. Quindi acquistano anche una musicalità e ritrovano la forza musicale che c’è nel sonetto.”

“Hai dovuto calarti nei panni di Pulcinella per interpretare questo ruolo?”

“No, Pulcinella non è mai stato nominato. Forse un critico ha voluto richiamare Pulcinella volendo fare una metafora, però Pulcinella non c’è proprio.”

“Che cosa diventa qui la dark lady?”

“Non c’è una trasposizione vera e propria, perché la dark lady in questo caso è il pubblico. I sonetti sono molto indirizzati al rapporto uno tanti, quello che c’è tra me, il musicista e il pubblico. Quindi il vero destinatario è lo spettatore.”

“Pensi che sarà uno spettacolo facilmente comprensibile anche per il pubblico milanese che magari non conosce il napoletano benissimo?”

“Io penso che sia profondamente comprensibile, perché faccio tutti i passi possibili per arrivare verso il pubblico. E’ uno spettacolo che parla d’amore, quindi mi prendo il rischio di affrontare quest’argomento. L’amore c’è anche nel percorso che faccio verso il destinatario. Io faccio tutti i passi possibili, arrivo a toccare tecnicamente gli spettatori. E’ chiaro che perché questo sia possibile anche lo spettatore deve fare dei passi per venire verso di me. Penso che questo sia normale, in teatro bisogna lavorare.”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Francesco Malcangio per la gentile collaborazione