Adatto ad un pubblico da 0 a 99 anni, piccolo miracolo di precisione scenica, evergreen del teatro internazionale, La lettera vanta più di 1.800 repliche in 40 Paesi del mondo e sin dal 2011, ininterrottamente è in scena ogni stagione al Teatro Filodrammatici di Milano. Lo spettacolo vede come unico protagonista Paolo Nani, che ne è anche autore e regista, ed è in cartellone fino al 18 dicembre.
A tu per tu con Paolo Nani
Quanto è forte l’influenza di “Esercizi di stile” di Raymond Queneau in questo spettacolo?
E’ solamente l’idea. Facciamo una scena con delle variazioni. E’ stato questo. Raymond Queneau usa una scena con 99 variazioni, perlopiù letterarie o matematiche. Noi abbiamo deciso di fare una cosa più visiva e quindi scriviamo una lettera in cui non c’è scritto niente. E’ solamente l’idea delle variazioni. Abbiamo preso questo da Queneau.
Quali sono le varianti con cui la storia si ripete?
Nel mio spettacolo c’è il normale, all’indietro, con ripetizioni e volgare. Sono quindici. Poi c’è il volgare pigro, il sogno, due cose alla volta, ubriaco, western, senza mani, circo, horror, cinema muto e freudiano. Credo che ne manchi una, però sono queste.
Che cos’ è il teatro fisico?
Il teatro fisico è quella cosa che ci permette di andare in giro per il mondo senza fare traduzioni. Quindi è una cosa che non ha frontiere e questo è uno spettacolo che ho fatto in tanti posti in giro per il mondo. Dunque è comprensibile ed è un linguaggio che capiamo tutti nel mondo intero.
Che cosa simboleggia la lettera?
La lettera non simboleggia niente. Non ho mai pensato che fosse un simbolo. E’ stato il mio primo spettacolo comico e tra l’altro io mi ero anche arrabbiato con il regista perché volevo fare una cosa più pregnante come titolo. Anzi, l’azione stessa, che sembra una cosa banale e stupida, è stata fatta quasi 1700 volte in 43 Paesi.
- Intervista di Andrea Simone
- Foto in evidenza di Fulvio Vivenzi
- Si ringrazia Anna Defrancesco
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