Pacta dei Teatri presenta Né brutta né bella – Nel salotto di Maria Gaetana Agnesi. Si tratta di un’iniziativa per celebrare il tricentenario della nascita di una figura assolutamente innovativa e rivoluzionaria nella Milano settecentesca dominata dagli Asburgo: nata il 16 maggio del 1718 e terza di ben 21 figli, la donna insegnò e diffuse la scienza e la cultura soprattutto a una fascia della popolazione ben specifica.
Fino al 22 dicembre Maria Eugenia D’Aquino, anche autrice e regista con la consulenza di Annig Raimondi, interpreta in prima nazionale il ruolo di Maria Gaetana Agnesi sul palco del Pacta Salone di Milano, trasformato per l’occasione in un salotto settecentesco.
Quattro domande a Maria Eugenia d’Aquino
“Maria Gaetana Agnesi fu una figura estremamente rivoluzionaria. Lo fu anche perché permise alle donne di appropriarsi del sapere scientifico in un momento in cui la cultura e l’istruzione erano un privilegio esclusivamente maschile?”
“Sì. Spronò le donne ad appropriarsi della cultura, ma il suo scopo era soprattutto quello di rendere facile l’accesso ai giovani alle materie matematiche e scientifiche. Il mondo occidentale deve esserle grato per avere scritto il primo libro di analisi matematica, il primo strumento con cui tutti i giovani potevano avvicinarsi a questo tipo di studi in materia completa. All’epoca infatti non c’era la possibilità di studiare tutto lo scibile, se non in Svizzera e in Europa ed era tutto molto faticoso e costoso.”
“Perché chiese al padre il permesso di diventare monaca?”
“Lo desiderava fin da bambina. Si aspettava che questo fosse il suo destino. Il padre però le precluse questa possibilità e lei – come si usava allora – obbedì. Però in seguito ci furono delle trasformazioni.”

“Nel 1750 l’Accademia di Torino le chiese di esaminare i lavori di Lagrange sul calcolo delle variazioni, ma lei rifiutò. Era quindi molto selettiva nel mettere a disposizione le proprie conoscenze e competenze?”
“La sua generosità fu grande. La dimostrò sia in ambito scientifico che in ambito assistenziale. Quel momento coincise con il cambio della sua vita, quando stava per abbandonare per sempre la carriera scientifica. Non accettò per un cambiamento preciso che diede una svolta alla propria vita. Il suo punto di riferimento diventò un altro e quindi tutte le occasioni dell’evoluzione della sua carriera scientifica sfumarono.”
“E’molto azzeccato il titolo dello spettacolo Né brutta né bella. Com’è nato?”
“E’ la definizione che diede di lei un signore che la incontrò per la prima volta. E’ stata un’idea mia, quando abbiamo cominciato questo studio, che avevo intitolato “Conversazioni” perché si svolgeva nel suo salotto. Mi sono presa la libertà di scegliere questo titolo un po’ strano perché è una metafora della sua vita. Dietro un aspetto apparentemente insignificante e modesto, si nasconde un’esperienza straordinaria che vale la pena di conoscere in occasione del trecentesimo anniversario della sua nascita, soprattutto per i milanesi.”