“NEMICI PER LA PELLE”: UN DIABOLICO MARCHINGEGNO DI MORTE

Paolo, Peppe e i due fratelli Fede e Marco, uniti dal sogno di emergere con la loro band, finiscono per precipitare in un abisso di morte e disperazione. L’uccisione di uno dei componenti e la voglia di vendicarsi dei suoi amici, modificherà le loro vite in maniera irreversibile. L’arrivo della morte, che piano piano diventerà strumento del “pane quotidiano” sbiadisce le anime dei protagonisti, ormai prigioniere del loro destino.

Nemici per la pelle è in scena alla sala La Cavallerizza del Teatro Litta di Milano dal 5 al 7 ottobre. Ne sono protagonisti Tano Mongelli, Ludovico D’Agostino, Alessandro Bay Rossi e Gianpaolo Pasqualino.

La parola ai protagonisti

“In che genere si può catalogare questo spettacolo?”

Tano Mongelli: “A detta dell’autore è un thriller. A me non è capitato molto spesso di vedere dei thriller a teatro. Questo lo è, però aggiunge sorprese alle cose che uno si aspetta di vedere in un thriller. L’amicizia è quello che tiene uniti questi quattro ragazzi, insieme alla musica e all’arte.”

“La domanda del cosa saremmo se ci privassero di ciò che amiamo di più è il tema centrale dello spettacolo, giusto?”

Ludovico D’Agostino: “Assolutamente sì. Questo spettacolo parla di temi come la perdita. C’è un gruppo di amici che dopo la perdita di un altro amico si trasformano completamente. La loro vita e i rapporti tra di loro cambiano. C’è in particolare un personaggio che fa una rivoluzione totale rispetto a quello che è e assume un ruolo all’interno del gruppo completamente diverso da quello che aveva prima. Quindi questa è sicuramente la domanda principale per la quale tutti i personaggi si ritrovano alla fine a fare loro stessi.”

“C’è un crescendo di disperazione e morte nello spettacolo, giusto?”

Alessandro Bay Rossi: “Assolutamente sì. Il climax e il ritmo sono fondamentali all’interno del testo. La trama è costruita, essendo un thriller, perché piano piano succedano imprevisti che vanno a scaldare la situazione. Inizialmente non hanno una spiegazione apparente, ma piano piano si verranno a scoprire delle cose che aggiungeranno background a tutti i personaggi e dunque la tensione aumenterà fino a un’esplosione finale abbastanza importante.”

“Che peso hanno le tematiche dell’odio e della morte?”

Gianpaolo Pasqualino: “La morte è protagonista di questo spettacolo perché la persona che non c’è più è quella che dà il via a tutto lo spettacolo. In realtà è una presenza che supera la storia che c’è prima, durante e dopo. La morte è protagonista nella misura in cui condiziona le vite di chi rimane ed è quel peso di cui ci si prova a liberare, ma che diventa anche quello che poi ci ricorda chi siamo e perché continuiamo a fare quello che c’è dentro di noi e di cui non ci possiamo liberare.”

(intervista e riprese video di Andrea Simone)