“NESSUNA PIETÀ PER L’ARBITRO”: IL BASKET COME METAFORA DELLE DIFFICOLTÀ

“Nessuna pietà per l’arbitro” è il nuovo spettacolo del drammaturgo Emanuele Aldrovandi, diretto da Marco Maccieri e Angela Ruozzi. Ne sono protagonisti Filippo Bedeschi, Luca Mammoli, Federica Ombrato e Alessandro Vezzani

Un incidente durante una partita di basket mette a dura prova una squadra e una famiglia. Un thriller storico e surreale tra sport, politica e Costituzione italiana in scena al Teatro Filodrammatici di Milano fino al 24 febbraio.

Intervista a Emanuele Aldrovandi

“Tu sei partito da un incidente nel mondo del basket. Hai voluto sottolineare l’importanza delle regole con questa scelta?”

“L’ho fatto soprattutto per porre una domanda sul rapporto di un gruppo di individui con le regole. Regole del basket e della Costituzione italiana, che risalgono alla fine della guerra per la nostra Carta e a quando il professor James Naismith ha inventato il basket. Parliamo di come si sia perso il fervore iniziale che ha reso necessaria la creazione di certe regole e sia rimasta solamente la parte esteriore. E’ quindi difficile per chi vive in questo contesto capire la necessità di queste convenzioni sociali e soprattutto coglierne il senso profondo.

Il punto fondamentale è come far rimanere vive e pulsanti cose con una loro pertinenza storica collocata nel passato. ma che influenza anche la vita quotidiana. Il basket è la metafora di una famiglia in difficoltà, messa alla prova nella propria vita e nella concezione delle regole.”

“A cosa può portare la loro mancanza?”

“E’ una questione sottile. Tutte le rivoluzioni che dobbiamo ringraziare come quella francese, l’estensione del suffragio universale, la fine del fascismo in Italia e le lotte contro uno status quo hanno avuto un valore di libertà ed evoluzione. Ci hanno permesso infatti di vivere nel mondo di oggi.

Però se le regole sono sbagliate, non si deve obbedire a tutti i costi. Anzi: a volte ci si deve opporre per crearne di nuove. D’altro canto le regole hanno un senso intrinseco e profondo: chi le vede solo nella loro attuazione pratica non le coglie. La questione è ambivalente: è un errore prenderle come assolute e non discuterle. E’ però uno sbaglio ancora più grave metterle in dubbio senza averle capite.”

“La famiglia che presenti è lo specchio di una società poco conosciuta di cui forse sarebbe meglio parlare di più?”

“Sicuramente c’è un “non detto” nella nostra società che passa come una mancanza di ideologia. In realtà ne ha una molto forte, chiara e connotata nella nostra epoca storica: quella di guardare solo a se stessi. L’unica priorità è la realizzazione personale, la famiglia, il proprio benessere e la propria difesa. Questo passa come un normale quieto vivere. Secondo me, non parlare di certe cose e dare per scontato che non possono essere diverse è un modo per farle sembrare normali. Parlarne è utile non perche sia una soluzione, ma perché si mette in crisi un modo di riflettere sclerotizzato che impedisce di pensare alle alternative.”

“Quindi il rispetto di regole condivise democraticamente e non autarchicamente può e deve essere un elemento imprescindibile per la condivisione di un futuro migliore?”

“Dipende da che cosa si crede che debba fare l’arte, che però non può dire come comportarti. Come persona credo nel rispetto delle regole, ma come artista penso che a volte infrangerle possa migliorare le cose. Faccio un esempio: se nel Terzo Reich la regola era uccidere gli ebrei, non era assolutamento giusto né un valore rispettarla. Il problema è culturale: è cioè quello di avere abbastanza strumenti di conoscenza e ragionamento. Questo permette di distinguere le leggi che possono essere rispettate e portare a una società migliore da quelle che invece non lo fanno. L’arte dovrebbe dare strumenti culturali per arricchire il pensiero delle persone, in modo che siano più colte e pronte al ragionamento quando si devono fare scelte sociali e civili. E’ il compito che sento io come artista.”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringraziano Ippolita Aprile e Antonietta Magli per la gentile collaborazione