Un uomo e una donna che più diversi non potrebbero essere si ritrovano per caso a essere vicini di casa. Lui è un inventore di giochi un po’ “orso”, che non esce mai e che ama la solitudine il silenzio; lei è un artista timida e impacciata che si sta preparando per un’esibizione di violini. Li divide solo una sottile parete che impedisce loro di vedersi ma che, volenti o nolenti, li porta a fare un pezzo di strada insieme. I due iniziano una relazione, che però prevede una regola a prima vista assurda: non vedersi mai.
Non ti vedo da vicino è in scena al Teatro San Babila di Milano dal 20 al 22 aprile. Diretta da Vanessa Gasbarri, la commedia è stata scritta da Alessandra Merico, che ne è anche protagonista con Enzo Casertano, Danila Stalteri e Fabio Avaro, .
La parola a Fabio Avaro
“Che peso ha il personaggio di Armando, cioè il tuo, in tutta la vicenda?”
Ha un peso importante perché è l’amico intimo del protagonista che lo indirizza spesso nelle scelte. Inizialmente lo spinge verso decisioni un po’ più ciniche e cattive. E’ come se fosse un diavoletto tentatore. Poi però si rivela per quello che è: l’amico del cuore buono che lo sprona ad aver coraggio e a fare passi importanti nella vita.
“Quali sono le paure e il tipo di incomunicabilità che caratterizzano i due personaggi?”
La paura principale dei due personaggi è quella di comunicare dal vivo con il prossimo, di socializzare e di vivere a contatto con gli altri. Forse è anche una metafora di quello che succede grazie ai social network, anche se noi non ne parliamo mai durante lo spettacolo. I due protagonisti riescono a comunicare meglio tra di loro quando sono divisi dalla parete. Quindi sono proprio come quelli che riescono ad amarsi meglio e a far l’amore solo se parlano via chat, ma se poi si vedono di persona il rapporto si rivela un disastro.
“Convitato di pietra inanimato, ma protagonista molto importante dello spettacolo è il muro che divide le case dei due protagonisti. Vuole essere anche una metafora delle barriere nei rapporti umani?”
Certo. I due sono divisi da un muro, sono in due case diverse di due palazzi diversi che comunicano, quindi il muro rappresenta sicuramente una metafora che diventa barriera.
“E’ giusto dire che la possibilità di cambiare e crescere è il vero nucleo della trama?”
Probabilmente sì, premesso che a mio avviso, come spesso accade, non sono i due personaggi a prendere la decisione di cambiare, se non alla fine della commedia. Perché il fatto di guardarsi negli occhi per la prima volta e di frequentarsi dal vivo senza un muro di mezzo non è una cosa che accade per loro volontà, e questo lo si vedrà nella commedia.