Se improvvisamente qualcuno ci dicesse che tra 11 giorni arriverà la fine del mondo, saremmo presi tutti dal panico. La Terra è sempre più vicina al Sole, non ci sarà più scampo per nessuno e inoltre è prevista un’invasione aliena. L’unica che sembra non preoccuparsi del tragico evento incombente è Iole, che non modifica la sua routine di donna anziana. Dorme, si sveglia, prende le sue medicine, parla con suo marito che non c’è più e aspetta la fine. A sconvolgere questa sua incosciente tranquillità ci penserà proprio un alieno.
Ommioddio nasce da un’idea di Francesca Franzé e Jessica Leonello, e di Luca Serafini, che ha scritto il testo. Ne sono protagonisti gli stessi Francesca Franzé e Luca Serafini. Lo spettacolo è in scena al Teatro Libero di Milano il 29 e il 30 settembre.
Parla Francesca Franzé
“Quanto sono importanti ai fini dello spettacolo le citazioni cinematografiche dell’alieno Mario?”
“Sono abbastanza importanti perché rappresentano il linguaggio e le modalità che gli alieni hanno trovato per rapportarsi con gli esseri umani. Nel momento di scrivere la drammaturgia abbiamo pensato che questo fosse un modo per creare ancora più contrasto e incomunicabilità nel mondo di questa signora anziana per la quale la maggior parte di queste citazioni sono incomprensibili. Lo abbiamo fatto per far capire quanto l’esigenza comunicativa, quella di non esser lasciati soli e di non essere dimenticati è talmente forte da trascendere il linguaggio.”
“Che tipo di rapporto si instaura tra Mario e Iole?”
“Tra loro si instaura un rapporto su un altro piano, che chiaramente non è quello della comprensione verbale, anche se poi arrivano ad aprirsi verso i non-sense. Il registro dello spettacolo è ironico, a tratti anche malinconico e poetico. Però c’è anche molta ironia e questa nasce dalle situazioni. Lo abbiamo fatto per far apparire ancora più estrema l’incomunicabilità, che però diventa comunicazione quando è così forte l’esigenza antropologica dell’essere umano di venire ascoltati e di non essere dimenticati.”
“Perché Mario diventa per Iole una presenza rassicurante?”
“Inizialmente all’interno di “Ommioddio” c’è anche la tematica del diverso e dello straniero. Mario è anche un simbolo di questo, perché arriva e sconvolge Iole nella sua modalità, nei suoi ritmi e nelle sue abitudini di anziana. Nel momento in cui arriva c’è un rifiuto che viene mitigato molto presto. Il tipo di rapporto che c’è tra loro due può essere interpretato in diversi modi: è la figura di chi accompagna gli anziani verso la fine della vita e al contempo li vitalizza, perché quest’incontro serve anche a vivificare e a reinterpretare sia il passato sia le proiezioni sul futuro che gli anziani continuano a produrre anche nella terz’età. Io ho costruito questo personaggio attraverso l’esperienza che ho maturato in questi anni, e nei percorsi di narrazione autobiografica teatrale e di recupero del ricordo che faccio con la terz’età all’interno delle case di riposo. Ho costruito le esigenze e le necessità di Iole anche su questo. Riesco a mettermi nei panni di questa donna e di quello che dice all’interno del testo scritto da Luca Serafini. Lo spettacolo però è nato anche in sala attraverso le improvvisazioni nella consuetudine che ho con questa dimensione e con questo momento della vita. Il futuro è molto importante perché rappresenta un attaccamento alla vita. La cornice di questo spettacolo è la fine del mondo, è l’ultimo dell’anno ma anche la fine della vita perché Iole è agli sgoccioli. Il rapporto che si instaura è di grande empatia e comunicazione, anche dove non ci sono i presupposti perché questa comunicazione possa avvenire. Penso che la figura dell’alieno risponda a tutte queste necessità: quella che qualcuno esista, ci contatti e che trasmetta tutto il sapere accumulato. Però ora non c’è più la possibilità di comunicarlo perché nessuno ci ascolta.”
“E’ giusto dire che -nonostante sia un alieno- Mario presenta forti somiglianze con gli esseri umani?”
“Assolutamente sì. E’ come quando si vede quel video in cui un bambino piccolo pulisce la lacrima di una persona che piange sullo schermo. Credo che Mario abbia la stessa reazione di Iole. Questo confronto oltre a essere extragalattico ed intergenerazionale è anche un confronto tra esseri umani, quindi Mario è costruito ad immagine dell’umano.”