“DUE PARTITE”: LA VIDEOINTERVISTA A CATERINA GUZZANTI

E’ in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 19 febbraio Due Partite, uno spettacolo di Cristina Comencini con la regia di Paola Rota. Ne sono protagoniste Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti e Giulia Bevilacqua.

Ritratto di due generazioni di donne

Siamo negli Anni Sessanta. Quattro amiche giocano a carte ogni settimana e parlano in un salotto. Nella stanza accanto le figlie giocano alle signore. 45 anni dopo, le bambine ormai adulte, nella stessa casa, continuano quel dialogo. Quasi due epoche allo specchio, due modi diversi di essere donne, alla ricerca di differenze e similitudini, nel tentativo di definire, oggi come ieri, la stessa identità femminile.

Ospite di Teatro.Online per una videointervista è Caterina Guzzanti, protagonista dello spettacolo.

La parola a Caterina Guzzanti

“Quanto è importante in questo spettacolo il confronto tra due generazioni?”

“E’ fondamentale. Lo spettacolo si chiama ‘Due partite’. Si regge sul confronto tra le madri negli Anni Sessanta nel primo atto e le figlie cresciute nel secondo. Nel primo atto le figlie erano in un’altra stanza. C’è una porta nella scena. Le mamme parlano e giocano a carte, però c’è un continuo riferimento alle bambine che stanno di là e giocano. Nel secondo atto, le troviamo invece cresciute. Si incontrano per un evento triste, perché una delle mamme si è suicidata. Quindi c’è tutto il confronto generazionale. Perché ci sono le aspettative delle madri e le speranze, oltre alle delusioni delle madri riversate totalmente sulle figlie. E’ divertente riconoscere da quello che dicono le figlie quali sono i risultati di queste mamme”.

“Quanto sono diversi tra di loro i due modi di essere donne che ci vengono presentati?”

“Bella domanda. Non sono tanto diversi. Sono tutti personaggi e ritratti di donne a cui manca sempre qualcosa, perché nel primo atto c’è chi si è dovuta sposare per forza, chi ha lasciato il lavoro per la famiglia e chi si tiene un marito che la tradisce. Nel secondo atto nessuna di loro ha figli”.

“Quali sono gli eventi che tengono unite queste donne?”

“Tra le mamme gli eventi sono la semplice chiacchiera settimanale del giovedì pomeriggio in cui queste donne si incontrano per giocare a carte e in realtà si vomitano addosso tutti i racconti peggiori. Nel secondo atto queste ragazze e giovani donne si ritrovano perché c’è un funerale, ma si capisce che hanno continuato a frequentarsi nel tempo. Alcune di più, altre di meno, restano legate da un filo che sembra una catena”.

“In che modo le identità delle figlie si confondono e si riflettono in quelle delle madri?”

“C’è la madre che non ha potuto lavorare, che è quella che interpreto io, che si è dovuta sposare per forza con un uomo che non ha mai amato perché è rimasta incinta e pensa continuamente a come sarebbe stata la sua vita se avesse potuto lavorare. Sua figlia, a sua volta, dice che le loro madri erano infelici perché non potevano lavorare. Beatrice, che si è uccisa, lo ha sicuramente fatto perché non poteva lavorare e non perché è stata abbandonata, come sostiene sua figlia. Per ognuna c’è questo meccanismo. Quella che ha dovuto rinunciare al lavoro ha invece una figlia che non fa altro che lavorare, che ha una vita sentimentale molto noiosa e che ha sempre paura di tornare a casa dal marito pallosissimo. Ci sono tantissimi riferimenti da cogliere”.

(intervista e riprese video realizzate da Andrea Simone)