Un doveroso omaggio alla band degli ABBA, le cui canzoni sono ormai considerate un vero e proprio ‘cult’, anche grazie al musical teatrale Mamma mia! ed al film di successo con Meryl Streep e Pierce Brosnan. Gli ABBA sono stati il gruppo musicale pop svedese di maggior successo. Si stima che abbiano venduto oltre 375 milioni di dischi in tutto il mondo, diventando così uno dei gruppi più popolari nella storia della musica leggera.
AbbaDream è in scena al Teatro Leonardo di Milano fino al 6 maggio. Le protagoniste sono Susanna Pellegrini e Cecilia Pascale.
Quattro domande a Susanna Pellegrini e Cecilia Pascale
Che cosa ha reso gli Abba un gruppo così di successo, secondo te?
Susanna Pellegrini: Sono stati sicuramente tra i primi a introdurre un nuovo genere, la pop dance music. Negli anni Settanta hanno creato un vero e proprio stile. Per il modo in cui si vestivano avevano portato delle forti novità che al tempo erano molto apprezzate. Poi hanno resistito negli anni, perché tuttora i loro brani risultano attuali e molto graditi dal pubblico. Hanno quindi creato un genere e una moda che va avanti negli anni, un evergreen.
Quali furono i motivi che li portarono a separarsi?
Cecilia Pascale: Erano due coppie e immagino che a livello personale e artistico non sia stato facile affrontare una carriera insieme.
Susanna Pellegrini: Infatti poi sono scoppiate. Entrambi erano sposati e si sono separati. Forse è stata colpa del boom del successo che hanno avuto, che non è per tutti così facilmente sostenibile. Agnetha per esempio era un tipo molto riservato. Per lei i live erano quasi un problema, faceva più volentieri i dischi. Preferiva stare a casa con la famiglia, quindi la colpa è un po’ del peso del successo che non è sempre facile da sostenere e se aggiungiamo il carico di una coppia che non c’è più, magari diventa ancora più difficile.
Perché temevano di deludere i fans quando fu proposto loro di riunirsi?
Susanna Pellegrini: Perché avevano fatto tanto. Come tutte le band, quando arrivano all’apice e ottengono un successo come il loro, c’è la paura di non essere all’altezza. Volevano rimanere nel ricordo di quello che era stato a livelli molto alti.
Questo spettacolo non è un musical. In che modo si potrebbe definirlo?
Susanna Pellegrini: E’ un concerto. Ci piace definirlo un concerto spettacolo, perché ci sono cambi d’abito e scenografie. Creiamo anche delle gag con il pubblico, c’è della danza e balliamo. E’ quindi un concerto che però, a tratti, strizza l’occhio anche allo spettacolo ben strutturato.
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Alessandra Paoli per la collaborazione
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