In 15 anni la critica ha tentato di interpretare lo spettacolo INFERNO. Non appartiene alla storia della danza, non è prosa, non è teatro fisico. A 15 anni dalla prima opera demonica dal tema ultramondano non si sfugge, però si cercano di offrire e svelare gli studi che portarono al compimento dell’opera e alla creazione di uno stile unico nel suo genere.
Inferno 2021 (Dante’s hell) è in scena al Teatro Menotti di Milano fino al 3 ottobre. Nato da una creazione di Emiliano Pellisari, che ha anche firmato le coreografie con Mariana/P (la principale danzatrice), vede protagonisti sul palco, oltre alla stessa Mariana/P, i danzatori Eva Campanaro, Francesco Saverio Cifaldi, Giada Inserra, Leila Ghiabbi e Antonino Casile.
A tu per tu con i coreografi Emiliano Pellisari e Mariana/P, anche prima danzatrice
Come vogliamo inquadrare e interpretare lo spettacolo “Inferno”?
Emiliano Pellisari: E’ sicuramente uno spettacolo di physical theatre e di danza illusionistica. Per me e Mariana che siamo i coreografi della No Gravity è un punto d’arrivo, un nuovo sviluppo della nostra compagnia e della tecnica no gravity. Non potremmo essere più felici dopo due anni di pandemia e di Covid, se non tornando in teatro con uno sviluppo, una novità e una creazione.
Perché siamo di fronte a un’opera demonica dal tema ultramondano?
Emiliano Pellisari: Perché tutto ha origine dai miei studi sui viaggi sciamanici del mondo ultramondano, che vanno dai viaggi in Tibet fino ai viaggi di Maometto descritti nel Corano. E qui siamo ancora di fronte a un viaggio ultramondano, che è quello di Dante Alighieri all’inferno.
Perché avete voluto portare alle estreme conseguenze le scelte registiche di questo spettacolo?
Mariana/P: Perché nel passato abbiamo sempre fatto spettacoli illusionistici. Abbiamo semplificato tecnicamente e visivamente la scena in maniera da poter dare al pubblico un’immagine della nostra danza più chiara, senza dover perdere l’illusione del volo, che fa parte del nostro spettacolo e della nostra danza. Quindi abbiamo sintetizzato tutto in modo da poter restituire allo spettatore sia la magia che visivamente la danza più potente e più fisica.
Siamo di fronte a uno spazio teatrale dove si annulla la fisica della realtà e appare come un esperimento teatrale sognato ad occhi aperti?
Mariana P: Assolutamente sì. Lo spettatore, nonostante noi siamo lì presenti fisicamente a fare qualcosa dominato dalla gravità, alla fine viene catapultato in un sogno onirico. Starà a chi guarda confermare quello che sto dicendo, però lo spettatore viene rapito nel nostro volo.
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- Intervista video di Andrea Simone
- Foto di scena del sito del Teatro Menotti
- Si ringrazia Linda Ansalone per la collaborazione