E’ in scena mercoledì 18 e giovedì 19 ottobre al Teatro Sala Fontana di Milano Requiem for Pinocchio – La scoperta dell’esistenza. Scritto, diretto e interpretato da Simone Perinelli, lo spettacolo ha vinto il Premio Anteprima 2012 e il Premio Bianco e Nero della Civica Accademia di Arte Drammatica Nico Pepe. La pièce prova a dare un seguito alla celebre storia di Carlo Collodi raccontando la vita di Pinocchio nel mondo reale. La favola diventa così un pretesto, uno sguardo preso in prestito dal quale osservare con occhio limpido, infantile e ribelle il mondo che ci circonda e la vita che affrontiamo quotidianamente.
La parola a Simone Perinelli
“Come si trova Pinocchio nel mondo reale?”
Il nostro Pinocchio si trova evidentemente molto male. Forse preferiva essere un pezzo di legno parlannte e questa è una cosa veramente eccezionale. Ovviamente, avendo preso Pinocchio come pretesto per parlare di conformismo, non possiamo che auspicare per lui un ritorno al passato, cioè la cellula impazzita e qualcosa di eccezionale, piuttosto che l’omologazione a essere umano.
“Perché qui la favola diventa un pretesto?”
Perché andiamo avanti. Accetttiamo tutto lo svolgimento della storia quando Pinocchio diventa essere umano. Dopodiché andiamo avanti noi con la nostra immaginazione a scrivere un possibile futuro per questo burattino ormai essere umano. Di conseguenza tutto quello che è nella storia è un ricordo. Tutto ciò che sappiamo di Pinocchio è un pretesto per andare avanti, perché poi, al di là del “e vissero tutti felici e contenti”, vogliamo sapere cosa accade poi, com’è questo Pinocchio essere umano. E’ meglio o peggio? Si sente bene in questo mondo?
“Cosa significa per Pinocchio essere umano?”
Per quanto riguarda la riscrittura che io ne ho fatto, significa trovare un proprio spazio nel mondo dell’umano, e quindi nel mondo del lavoro, dell’autorealizzazione, della ricerca della felicità e, ahimè, dell’invecchiamento e della morte.
“E’ un mondo, quello reale, dove non c’è più spazio per i sogni?”
Bisogna combattere molto per continuare a coltivarli, questi sogni. C’è questa parvenza che sognare è possibile, ma in maniera molto subdola. Questa libertà e questa possibilità ci vengono tolte nel mondo del reale. Noi in “Pinocchio” parliamo del mondo del lavoro, del tempo libero, di uno o due giorni a settimana. Questo tempo non è sufficiente per sognare.