Piombo è un musical d’autore che torna in scena al Teatro Menotti di Milano fino al 13 maggio. Associare la parola “musical”, con tutto il suo bagaglio di immaginario collettivo, a espressioni come anni di piombo e Brigate rosse appare quasi una contraddizione. Ma è in questo contrasto che si svela il cuore del progetto che che vuole raccontare in un modo nuovo un periodo storico drammatico, archiviato forse troppo velocemente. Libretto, musiche, testi e regia dello spettacolo sono di Gipo Gurrado. Ne sono protagonisti Enrico Ballardini, Davide Gorla, Giulia D’Imperio, Andrea Lietti, Elena Scalet, lo stesso Gipo Gurrado agli strumenti elettronici, alle chitarre e al pianoforte, e Mauro Sansone alla batteria.
Quattro domande a Gipo Gurrado
“Come mai tu che sei un musicista hai deciso di cimentarti con la regia?”
Io ho scritto la colonna sonora di quasi una settantina di spettacoli teatrali. Quindi per settanta volte ho dovuto sempre e giustamente sottostare alle indicazioni di altri registi. Quando ho iniziato a scrivere delle cose mie, ho detto che avrei voluto fare il progetto senza che nessuno mi dicesse che musica mettere, dove uscire e dove entrare. Volevo avere il controllo. Parlo di “Modì”, che è il primo spettacolo che ho scritto. Ci ho preso gusto. Mi piace molto mettere in scena le cose scritte da me, che sono molto musicali. Quindi avevo bisogno di potermi muovere liberamente e di non dare retta a nessuno.
“E’ un caso che abbiate messo in scena questo spettacolo proprio in questi giorni in cui cade il quarantennale dell’uccisione di Aldo Moro?”
Quest’anno no. Nel 2017, visto che era andato molto bene il debutto, il Teatro Menotti ha detto che poteva essere una bella idea rifarlo proprio nella settimana in cui cadono i 40 anni. Quindi questo non è un caso. E’ un caso che lo spettacolo sia pronto adesso, nel senso che io ci ho messo un paio d’anni a scriverlo, l’idea mi è venuta quattro o cinque anni fa, le cose si sono evolute e siamo arrivati al quarantennale, ma non era calcolato.
“Qual è il punto di vista inedito con cui affrontate questo spettacolo?”
E’inedito il metodo, nel senso che far cantare Aldo Moro e Mario Moretti è sicuramente una cosa un po’ strana. Il punto di vista che mi interessava sviluppare è quello umano: noi non cerchiamo di fornire delle verità in questa storia che è molto più grande di noi e che coinvolge realtà molto complicate. Ci sono molte dietrologie dietro il sequestro Moro, quindi non cerchiamo di dare risposte storiche. Tentiamo di sollevare domande e di vedere i personaggi di quest’immensa tragedia da un punto di vista molto umano. Laura Braghetti, che era la carceriera, Mario Moretti, che era il capo delle Brigate Rosse, Aldo Moro e sua moglie che aspetta notizie a casa, sono i personaggi di queste quattro solitudini. Un giornalista interpretato da Andrea Lietti tira le fila.
“Quanto è importante non dimenticare quel periodo?”
“E’ importantissimo. Gli anni di piombo sono dietro di noi perché 40 anni non sono nulla. A me è capitato di incontrare in questo percorso che mi ha portato a scrivere lo spettacolo ex brigatisti e parenti di vittime. Sono ferite ancora aperte. Alcune si sono rimarginate in un modo molto costruttivo, attraverso degli incontri tra ex brigatisti e parenti di vittime, quindi tra carnefici e vittime, dunque è un percorso che può essere fatto in un certo modo e portare a risultati inaspettati. Bisogna parlarne, senza dire che la scorta di Aldo Moro è stata trucidata, ma dando un nome alle persone, perché comunque era gente in carne e ossa e non solo la scorta di Aldo Moro. Ci sono nomi e cognomi. Quindi per me è fondamentale tornare su questo periodo dal quale arriviamo noi, perché la società di oggi arriva da lì.
(intervista e riprese video di Andrea Simone)