VANNI DE LUCA E I SUOI MIRABOLANTI “PRODIGI”

Il trionfo del multitasking umano. Vanni De Luca è al Teatro Leonardo di Milano fino al 7 gennaio con Prodigi. Si tratta di uno spettacolo scritto insieme a Davide Calabrese degli Oblivion che ne è anche il regista, e Fabio Vagnarelli. Una pièce unica nel suo genere, in cui De Luca si presenta come un autentico specialista delle meraviglie, che trasforma il proprio corpo in uno strumento magico straordinario, grazie a un allenamento duro e quotidiano. Ambientato in un luogo a metà strada tra uno studio medico e un salotto ottocentesco, Vanni racconterà vita, morte e miracoli dei suoi maestri e predecessori. In scena anche Tiziano Grigioni.

Intervista a Vanni De Luca

“Vuoi farci un esempio concreto e un piccolo spoiler delle mirabolanti imprese che proporrai al pubblico?”

Prodigi è uno spettacolo in cui il pubblico viene catapultato indietro nel tempo, in un’epoca in cui i fenomeni suscitavano grande clamore. Gli spettatori potranno vedermi fare diverse cose: giocare a scacchi bendato, parlare e scrivere al contrario e suonare la chitarra cantando mentre cammino sui vetri. Arriviamo poi al numero di punta, cioè le meraviglie multiple: risolverò contemporaneamente un cubo di Rubik mentre farò dei calcoli complessi con un numero casuale scelto dal pubblico. Simultaneamente reciterò La Divina Commedia del grande Dante Alighieri!”

“E scusatemi se è poco! Parliamo dei tuoi maestri e predecessori che vengono citati nello spettacolo”.

“I maestri sono sei, tra cui Mirin Dajo, un fachiro olandese cui dedico il numero in cui cammino sui vetri mentre suono la chitarra. Poi ci sono le gemelle siamesi Daisy e Violet Hilton: erano attaccate tramite il bacino e sapevano cantare e ballare il tip tap. Suonavano il sassofono e il violino offrendo al pubblico incredibili performance. Infine c’è un numero dedicato al grande mentalista americano Harry Kahne, un multitasker grazie al quale ho cominciato tutto. Era infatti in grado di scrivere cinque frasi contemporaneamente su altrettante lavagne e teneva i gessetti con le mani, i piedi e la bocca. Quindi era una vera e propria piovra. Leggendo la sua storia, mi sono appassionato ai fenomeni di quegli anni. Così ho scoperto i fachiri, i trasmettitori del pensiero e i giocatori di scacchi bendati”.

“Quant’è “fisico” questo spettacolo? Mi spiego meglio: quant’è importante il ruolo del corpo?”

“Ti rispondo citando Giovenale, che diceva ‘mens sana in corpore sano‘. Si presume che la prima parte da curare sia effettivamente il corpo ed è così, perché per avere il cervello sempre pronto e reattivo ad affrontare le sfide del pubblico, ho bisogno di un’alimentazione sana e corretta. Prendo diversi integratori e faccio sempre tanta meditazione. Attraverso il corpo arrivo a dominare i miei pensieri, la memoria e quindi la mente. Dunque è un elemento importantissimo”.

“In sintesi, i veri prodigi quali sono? Quelli della mente o del corpo?”

“Entrambi, perché celebrando la storia di questi artisti, tra cui Mirin Dajo, un pazzo che riusciva ad essere trapassato da quattro spade senza sanguinare mai -pensa un po, Andrea!-, metto molto in gioco il corpo perché cammino anche sui vetri! Questo pretende quindi anche una grande preparazione mentale per governare la fisicità. Però il pubblico mi metterà anche alla prova con numeri di memoria: potrà chiedermi per esempio qualsiasi data storica e io risponderò dicendo esattamente in quale giorno della settimana cadeva. Quindi i veri prodigi sono sia quelli del corpo sia quelli della mente: è un buon connubio!”