Proprietà e atto (Title and deed) di Will Eno è idealmente un terzo tempo – dopo Thom Pain e Lady Grey – di riflessione sull’esistenza e sul valore del tempo nelle nostre vite. Will Eno, celebre drammaturgo del teatro minimale americano, già finalista Pulitzer per la sezione Teatro con Thom Pain nel 2005, in Proprietà e atto concentra con ironia e sarcasmo la sua riflessione sulla vita come stato di esilio permanente. Lo spettacolo, in scena al Teatro Leonardo di Milano dal 14 al 17 febbraio, è diretto da Leonardo Lidi e vede come unico protagonista Francesco Mandelli.
Intervista a Francesco Mandelli
“Cosa significa che Proprietà e atto è idealmente un terzo tempo?”
“E’ il terzo atto di una trilogia scritta da Will Eno iniziata con “Thom Pain” fatto da Elio Germano; poi c’è stato”Lady Grey” con Isabella Ragonese e questo è il terzo passo che l’autore ha scritto in questa trilogia dei tre personaggi che sono tutti e tre collegabili fra di loro. Quindi è questo il senso del terzo tempo di cui si parla.”
“In cosa sta la grandezza della scrittura di Will Eno?”
“Sta sicuramente nell’importanza della scelta delle parole. Ogni parola scritta e detta ha un proprio peso molto importante. Infatti io devo seguire pedissequamente il testo, non posso improvvisare, e devo dire i termini precisi che l’autore ha utilizzato. Sta nella sua apparente incongruenza, perché il personaggio arriva sul palco e sembra saltare di palo in frasca. Poi però c’è un’organicità in tutto quello che dice e in tutto il percorso che lui fa durante lo spettacolo. Questo ha una grande importanza. E poi c’è sicuramente la grandezza del tema: quello di sentirsi estraneo e straniero non in maniera solo geografica, ma anche nello spirito.”
“Perché Will Eno riflette sulla vita inquadrandola come uno stato di esilio permanente?”
“Perché è sicuramente una sensazione comune a molti di noi, se non a tutti. Tutti abbiamo dei momenti nella vita in cui ci sentiamo estranei anche con le persone che conosciamo. Forse è quel senso di solitudine che abbiamo fin da quando nasciamo e che ci portiamo dentro per sempre, è eterno. Il fatto di voler cercare persone a noi familiari e che magari a volte non riusciamo a trovare ci riporta quasi al momento della nostra nascita.”
“Cosa significa che in questo mondo siamo senza dimora?”
“Significa che probabilmente noi pensiamo di appartenere a un luogo fisico, che per errore crediamo sia nostro, ma in realtà siamo semplicemente miliardi di corpi continuamente in movimento. Questo movimento e queste continue migrazioni fanno parte dell’essere umano. Quindi l’errore è forse proprio quello di sentirsi dei singoli e non una parte di una cosa molto più grande, cioè l’insieme di tutti noi.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Alessandra Paoli per la gentile collaborazione