Francesca Puglisi, “Non è Francesca”

Quante contraddizioni vivono in ognuno di noi? Le conosciamo? Le accettiamo? Sappiamo gestirle? Francesca, donna contemporanea, femminista del nuovo millennio, può cucinare e stirare le camicie del proprio uomo senza sentirsi immediatamente catapultata nel Medioevo?

Immagini del canale Youtube “Renato Sarti”

A tutte queste domande cerca di rispondere Non è Francesca – storie di ordinaria contraddizione, lo spettacolo scritto e interpretato da Francesca Puglisi, in scena al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 13 febbraio. Il monologo si avvale della collaborazione drammaturgica di Laura Pozone (che firma con la Puglisi anche la regia) e Riccardo Piferi. La supervisione alla scrittura è di Lucia Vasini.

Intervista a Francesca Puglisi

Quanto c’è di autobiografico nel tuo spettacolo?

Molto, moltissimo! Spesso gli autori comici o satirici partono infatti da se stessi, da quello che vivono nel quotidiano e che li fa inciampare e ridere! La partenza è quindi molto intima e personale con degli spazi drammaturgici sui fatti miei che però abbandono subito per non annoiare la gente! Poi spero di abbracciare con il testo anche le problematiche e le contraddizioni di tutte le altre persone.

Infatti. Grazie per l’assist sulla seconda domanda! Quali sono quelle del tuo personaggio e degli altri?

Quelle degli altri spero che si riflettano nelle mie! Quando sento ridere e applaudire le persone, vuol dire infatti che si sono riviste. Le mie contraddizioni sono tantissime! La maggiore è per me quella di essere una donna, una femminista proiettata verso il futuro e con una parità di genere indubbia. Quando però il mio compagno torna a casa la sera e non gli faccio trovare il piatto pronto, io mi sento ancora in colpa. Pur essendoci una proiezione nel futuro, le radici del passato sono ben solide! Dopo millenni di patriarcato, non è certo facile cambiare le cose: dovremmo essere alla pari con gli uomini e invece non lo siamo! Questo mi ricorda le mie antiche nonne siciliane che facevano di tutto per i propri mariti!

C’è una frase che mi ha molto colpito: perché “non sarà la bellezza a salvare il mondo ma lo faranno il caos e la diversità”?

Questo caos e questa diversità partono fin dall’inizio dello spettacolo dal mio compagno, il mio “disgraziato” come lo chiamo io in termini affettuosi, che è un disordinato. E’ molto diverso da me. Io ho un’ammirazione profonda per questa sua caratteristica! Di solito le attrici comiche sfottono il maschio medio in modo un po’ fine a se stesso. Invece, con il mio spettacolo, io voglio far arrivare al pubblico una cosa in cui credo profondamente: il disordine, la mancanza di ossessione verso l’estetica e la propria immagine sono per me fonte di ammirazione! Io amo il mio disgraziato non “nonostante” le sue sciatterie, ma PROPRIO per quelle! Lo guardo e dico: che bellezza essere così liberi!

Questo è il primo spettacolo nella storia a prevedere la presenza in scena dell’assistente vocale. Di cosa si tratta?

Mi aspetto di essere smentita e di non essere la prima, però finora non è accaduto! Parliamoci chiaro: è il primo spettacolo in cui è presente Alexa! Un’impertinente che vive in casa mentre io cerco di fare il mio monologo con il pubblico e lei si intromette! A volte mi dà proprio ragione nel farmi saltare i nervi, anche perché flirta con il “disgraziato”! Bisogna finirla, perché lei gli dà il buongiorno, la buonanotte, il bentornato a casa e gli chiede come sta! Ma come si permette?!?

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Giulia Tatulli per la collaborazione
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