Una deliziosa commedia, ironica, divertente e commovente ambientata in Italia, culla del bel canto, con protagonisti quattro grandi interpreti d’opera. Famosi, energici, irascibili e un poco buffi, vivono in una casa di riposo per artisti. Cosa accade quando a queste vecchie glorie viene offerto di rappresentare per un galà il loro cavallo di battaglia, il noto quartetto del Rigoletto di Giuseppe Verdi, Bella figlia dell’amore? Tra rivelazioni, confessioni, invenzioni e il classico “colpo di teatro” gli immarcescibili si metteranno ancora in gioco, riscoprendosi giovani e gloriosi come un tempo.
Al Teatro Carcano
Quartet di Ronald Harwood è in scena al Teatro Carcano di Milano fino al 31 marzo. Diretto da Patrick Rossi Gastaldi, vede protagonsiti Giuseppe Pambieri, Paola Quattrini, Cochi Ponzoni ed Erica Blanc.
4 domande a Cochi Ponzoni
“Ci vuole parlare un po’ del suo personaggio?”
“Il mio personaggio si chiama Giambattista detto Titta. E’ un signore ormai in là con gli anni, un ex cantante lirico, un baritono di chiara fama, che si trova in una situazione di ricovero per anziani in una casa di riposo per cantanti lirici in là con gli anni che hanno finito di fare il loro mestiere. Titta si trova a dover rappresentare insieme ad altri suoi colleghi un quartetto in occasione della nascita di Giuseppe Verdi. E’ un personaggio piuttosto particolare, perché è un vecchio con un po’ di manie sessuali di grandi ricordi e speranze, tutte però nell’ambito della fantasia e non della realtà, perchè tutto riguarda una sua attrazione per una collega che è una sua compagna di vita in questa casa di riposo. E’ un personaggio molto divertente, molto vitale e molto simpatico.”
“In che modo i quattro protagonisti riusciranno a tornare alle scene?”
“In effetti non ritornano alle scene, perché la loro esibizione avverrà con un escamotage che non rivelo perché è un po’ il colpo di teatro finale, nonostante la difficoltà incontrata in quanto una delle interpreti, l’ultima arrivata che è una famosa cantante lirica, si rifiuta di partecipare a questo quartetto che sta nel titolo della commedia. E quindi c’è tutta una lotta intestina per cercare di convincerla e ci sono varie schermaglie. E’ una rappresentazione della vecchiaia e della terza età anche diivertente, perché ci saranno le ripicche classiche tra persone anziane con ripetizione in continuazione di vecchi ricordi che sicuramente creano ilarità nel pubblico.”
“Quanto questo spettacolo fa ridere, riflettere e commuovere?”
“Fa ridere perché i tic della vecchiaia vengono rappresentati in modo molto particolare e molto pungente. Fa commuovere nel senso che siccome c’è una rappresentazione dell’anzianità in modo non banale e non retorico, soprattutto quelli che sono in là con gli anni si possono immedesimare e possono anche avere qualche sussulto.”
“Quanto è importante l’elemento della nostalgia in questo spettacolo?”
“Non molto. Infatti una delle battute dello spettacolo all’inizio è un po’ criptica. La gente non capisce quello che diciamo, perché continuiamo a dire NAC NAC NAC. Questo NAC è un acronimo e una sigla della nostra vita quotidiana che significa , perché noi quattro personaggi rifuggiamo tutti quanti dall’autocompatimento e dal piangersi addosso. Questo è anche un invito a quelli che hanno la nostra età ad evitare questa situazione.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Brunella Portoghese per il supporto professionale