“QUEEN LEAR”: L’ORIGINALITA’ DI SHAKESPEARE EN TRAVESTI

Queen Lear è un dramma musicale en travesti ispirato a Re Lear di William Shakespeare. Nel solco della tradizione shakesperiana, è uno spettacolo popolare e al tempo stesso, che prende forza dalla contaminazione tra i generi: la musica classica dialoga con composizioni originali, pop ed elettroniche. I versi si trasformano in poesie, rap, melologhi e canzoni. La maschera eclettica ed eccessiva della drag queen, caratteristica della compagnia, è la chiave perfetta per una declinazione contemporanea del fool shakesperiano.

La videointervista ad Alessio Calciolari

Lo spettacolo è in scena al Teatro Carcano di Milano fino a domenica 20 gennaio. Scritto da Claire Dowie, con le musiche originali di Enrico Melozzi e nato da un’idea di Francesco Micheli, è diretto dalla compagnia delle Nina’s Drag Queen e vede protagonisti Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Lorenzo Piccolo e Ulisse Romanò.

La parola ad Alessio Calciolari

“Chi è il personaggio centrale della storia?”

“Il personaggio principale è la nostra Lea Rossi, la protagonista, la nostra Queen Lear, la madre di tutti noi. Lei affronta un viaggio che ci porta da una famiglia unita a una disgregazione e a un cammino verso la fine e verso l’ospizio.”

“In che modo avete calato la tragedia shakespeariana nella realtà contemporanea?”

“Grazie a Claire Dowie, la nostra drammaturga inglese, che ha portato anche il suo vissuto all’interno di questa tragedia, la nostra Lea Rossi è una donna anziana che deve lasciare il proprio negozio perché non riesce più a gestirlo e deve affidarsi alle cure delle figlie perché non è più in grado di badare a se stessa da sola. Quindi il contemporaneo arriva con la storia di una persona anziana che ha bisogno di cure e che deve essere accudita dalla propria famiglia.”

“Quali temi vengono trattati in questo spettacolo?”

“Si parla di sicuro di anzianità e di un mondo legato all’estraneo, cioè di come una persona, andando avanti con l’età, diventa estranea a se stessa, ai propri figli e alla propria famiglia. C’è la presenza di Edmund, un immigrato, il bastardo inglese che viene trasformato in una persona che arriva in una terra che non lo accetta e che piano piano, grazie a questa famiglia, trova la propria strada per essere riconosciuto come persona.”

“Quali sono le contaminazioni tra i generi presenti in questo spettacolo?”

“Ci sono diverse contaminazioni a livello musicale. Riusciamo a riconoscere un mondo pop inglese, perché il nostro compositore Enrico Melozzi si è un po’ispirato a sonorità beatlesiane. Poi c’è il mondo di citazionismo che appartiene alle Nina’s di canzoni leggere della musica italiana.”

“Quanto è simile la vostra poetica a quella dei clown?”

“E’ simile perché indossiamo una maschera che ci dà la possibilità di affrontare temi molto diversi ma anche di usare emozioni differenti e sempre eccessive. Quindi questo ci permette di essere simili ad un clown, di essere sempre ironici e allegri, senza tralasciare mai la parte tragica del personaggio.”

  • Intervista e riprese video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Brunella Portoghese per la gentile collaborazione