“NINA’S RADIO NIGHT”: LA NOSTALGIA DEL TEMPO CHE FU

Orwel 2222

Le Nina’s Drag Queens arrivano al Teatro Verdi di Milano con Nina’s Radio Night, in scena fino al 26 marzo.

Corre l’anno 2222. Le radio non esistono più da secoli e sono solo un lontano ricordo. Tutto è super digitalizzato e la comunicazione passa attraverso canali molto diversi e ben più moderni. La dittatura dell’immagine ha censurato le frequenze un tempo usate dalle radio, che in quell’anno sono ormai diventate fuori legge. Un gruppo di nostalgiche  e coraggiose dj, però,  non si arrende. Sfidando convenzioni, leggi e autorità, si impegna a ritrovare, ricapatare e ritrasmettere frequenze sonore del passato ancora presenti nell’etere. C’è solo un problema: non farsi scoprire. Uno spettacolo che è un viaggio verso la salvezza dei ricordi, ma non solo…

Protagoniste della pièce di cui hanno anche curato la regia corale sono le quattro scatenate drag interpretate da Ulisse Romanò,  Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro e  Lorenzo Piccolo.

Intervista a Ulisse Romanò

“Senza svelare troppo, quali sono gli stratagemmi che le dj mettono in atto per non farsi scoprire?”

“Travestono la loro trasmissione da spettacolo teatrale. Quindi fanno entrare un pubblico -apparentemente inconsapevole – in un ambito teatrale, quando invece la loro trasmissione viene diffusa nell’etere in tutto il mondo. Un mondo in cui le radio non esistono più, dove chi sta dietro a un microfono deve nascondersi. Abbiamo escogitato lo stratagemma un po’ demenziale di far finta di fare uno spettacolo quando invece, in realtà, stiamo mandando in onda una trasmissione radiofonica. Ovviamente si tratta di un gioco, che però ci dà la possibilità di mandare avanti la storia”.

“Quanto sono importanti elementi come la fantasia, la creatività e l’immaginazione?”

“Il nostro è un lavoro che non si basa soltanto sulla creatività. Però ovviamente facciamo ampio uso di fantasia e immaginazione, soprattutto di quelle altrui. Nel nostro tipo di teatro infatti utilizziamo anche materiale frutto della creatività di altri, come canzoni, favole e spezzoni di film e televisione. Inseriamo tutti questi elementi in un contesto diverso da quello originale, che però restituisce un senso ai frammenti che utilizziamo. La nostra fantasia è importante come lo è quella alla base di ogni lavoro artistico. In questo caso ancora di più perché si avvale anche della creatività di altri”.

“Come mai avete scelto un’atmosfera in bianco e nero?”

“Ci interessava dare una visione vintage e mettere in risalto un contrasto strano: siamo cioè nel 2222 e l’atmosfera è quella di un’altra epoca, proprio perché la radio viene percepita come un mezzo che non esiste più. Recuperare una tecnologia ormai desueta e inutilizzata è un’operazione di scavo nel passato. Ci interessava quindi trasmettere la sensazione di antichità con un contesto in bianco e nero e in seppia, perché è quella che anche oggi, nel 2017, associamo a un mondo non più contemporaneo”.

“Nello spettacolo è molto importante la figura del misterioso Aristide Priscilla e credo che la scelta del cognome non sia casuale. Vogliamo presentarlo per sommi capi?”

“Aristide è fondamentale perché è lo sponsor della nostra trasmissione/spettacolo. E’ colui che ci permette di andare avanti in questa attività clandestina di divulgazione di vecchi reperti radiofonici o televisivi. Noi dobbiamo cercare di vendere i suoi prodotti. Man mano che lo spettacolo va avanti, Aristide Priscilla assume un altro ruolo importante. Scoprirete quale solo venendo al Teatro Verdi!”