Yael Rasooly, “The gramophone show”

Accompagnata soltanto dal suo grammofono, l’attrice e cantante Yael Rasooly vi porterà indietro nel tempo nell’affascinante epoca compresa fra gli anni Venti e Quaranta del Novecento. Presenterà canzoni di fama mondiale in diverse lingue come inglese, francese, yiddish, italiano e portoghese. L’atmosfera della scena sarà capace di trasportarvi in ogni luogo: dagli stretti vicoli parigini agli artisti di strada dei ponti di Praga, dai club scarsamente illuminati di New York alle serata di Gran Galà del prestigioso teatro municipale Sao Luiz di Lisbona. Un vero e proprio spettacolo internazionale.

The Gramophone Show è una produzione The Dancing Ram Theatre. Scritto e interpretato da Yael Rasooly, lo spettacolo è in scena al Teatro Gerolamo di Milano il 24 e il 25 marzo.

Intervista a Yael Rasooly

Che tipo di atmosfere hai voluto ricreare in questo spettacolo?

E’ un viaggio nel tempo. L’argomento principale è l’amore, con tutta la sua complessità, la sua bellezza e il suo dolore. Per me è anche l’amore verso la musica degli anni Venti, Trenta e Quaranta, quindi principalmente verso il jazz, lo swing e il blues. Voglio far vivere al pubblico quelle emozioni, desidero che la gente si rilassi e che senta le canzoni e le storie insieme a me. Ci sarà la musica di diversi Paesi, quella di Edith Piaf e non mancheranno alcune sorprese in lingua yiddish, la mia lingua madre.

E’ un viaggio nella storia della musica?

Penso che sia un viaggio nel cuore ma anche in epoche differenti. Alcune canzoni hanno cento anni ma sono ancora importanti e commoventi. The gramophone show è uno dei primi spettacoli che ho realizzato perché volevo cantare anche con altre persone che desideravano esibirsi con me. Non volevo limitarmi a cantare con la mia band o con un’orchestra che suonava.

Edith Piaf è stata una grande fonte di ispirazione per me. Lei diceva che la strada è l’insegnante migliore, quindi lo spettacolo è stato pensato per svolgersi in strada perché volevo cantare alle persone che andavano al lavoro o a prendere i figli a scuola. Lentamente o molto velocemente è diventato uno spettacolo per i teatri e per i festival. L’ho portato in venti Paesi: in Europa, in Iraq, in Estremo Oriente, in Thailandia e in India. E’ stato un lungo viaggio e questo spettacolo è diventato parte di me nel tour mondiale.

Pensi che il grammofono sia uno strumento affascinante?

Credo checi trasporti in un’altra epoca e in altri luoghi, ma credo che il fascino dipenda interamente da me. In fondo è un oggetto a cui sono io che devo dare vita e significato. In questa performance è il mio compagno sul palcoscenico, anche se vi posso dire che ci sarà un’altra piccola sorpresa e che un altro musicista mi raggiungerà.

Ci puoi dire il titolo di qualche canzone famosa che canterai?

Sì, certo: Le Fool, Why don’t you do right, La vie en rose. Queste sono quelle che conosce la gente. C’è poi una bellissima canzone di Rose Murphy che amo molto cantare, che si chiama Busy line.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Maurizia Leonelli per la collaborazione
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