“RAY”: LA RESA DEI CONTI DI UN UOMO E UNA DONNA

Una donna, Claire. Un uomo, Stuart. Un fiume pieno di pesci. Un tranquillo weekend fra amici. Un segreto dimenticato nell’acqua. Una moglie che si trova a fare i conti con la parte più buia di suo marito. Il whisky che scorre inesorabile, accompagna ogni momento, tutto annebbia e tutto allevia. La morte, che non si ripara in alcun modo. La vita che zoppica e va avanti come può.

L’intervista video a Manuel Renga e Francesco Leschiera

Al Teatro Libero

Tratto dalle opere di Raymond Carver, Ray è in scena al Teatro Libero di Milano fino al 7 aprile. Scritto da Giulia Lombezzi e diretto da Francesco Leschiera, lo spettacolo vede protagonisti Mauro Negri, Ettore Distasio e Ilaria Marchianò.

Intervista a Francesco Leschiera e Manuel Renga

“Che cos’è la teoria delle omissioni?”

Francesco Leschiera: “Carver tende a non raccontare perché è molto sintetico, quindi nasconde molte cose. Secondo me, studiandolo e leggendolo, si scopre che c’è tanto “non detto”. Ci immerge nell’America degli anni ’60 e ’70 sottraendo tante cose e ci permette di completare con la nostra immaginazione lo spettacolo. Nel nostro racconto ci sono più finali, uno può concludere lo spettacolo come crede a seconda della propria esperienza.”

“Chi è Ray?”

Manuel Renga: “Ray è uno dei più grandi autori del secolo scorso e non a caso lo abbiamo scelto come primo di tre, perché questo progetto sul sogno americano è costituito da tre spettacoli, è una trilogia. Debuttiamo quest’anno con Ray, uno spettacolo dedicato a Raymond Carver, per poi passare a Tennessee Williams e Truman Capote con i prossimi due spettacoli. Ray è una fonte inesauribile. Mentre studiavo e leggevo il materiale, non riuscivo mai ad arrivare alla fine di un racconto senza prendere un altro libro di poesie. Crea dipendenza ed è proprio interessante riuscire a colmare le pause che lui inserisce nei suoi racconti, quindi Ray è poesia.”

“Questo spettacolo è un omaggio a Raymond Carver?”

Francesco Leschiera: “Sì, alla sua America e a quello che lui descrive. Era uno scrittore che purtroppo ci ha lasciati quando era ancora molto giovane, a 50 anni. Forse in alcune situazioni è anche poco conosciuto. Credo che Carver sia il meno conosciuto della nosgtra trilogia, almeno a livello teatrale, perché non aveva scritto progetti teatrali ma dei racconti. Noi lo vogliamo far conoscere perché crea dipendenza, perché quando si legge un racconto, viene voglia di leggere gli altri. Secondo me è molto cinematografico, infatti per lo spettacolo mi sono ispirato molto al cinema, e a un film ispirato ai racconti di Carver, America oggi, del 1993.”

“C’è tanta America dentro questo spettacolo, giusto?”

“Sì, c’è una nazione che poco prima che Carver morisse era sull’orlo di una crisi e di un baratro. Da una parte c’era la ricchezza sfrenata, la mondanità e personaggi che sguazzavano nella ricchezza, e dall’altra c’era la miseria più assoluta. Carver riesce a fare una fotografia quasi perfetta di queste classi sociali andando a ritrarre la classe media. Stuart e Claire, che sono i due protagonisti dello spettacolo e del racconto da cui è tratto, fanno parte di quell’America che rientra nello spettacolo attraverso una serie di pubblicità, di audio e di prodotti che hanno segnato quel sogno americano di cui vogliamo parlare con i tre spettacoli.”

  • Intervista video di Andrea Simone