“REGALO DI NATALE”, DAL CINEMA AL TEATRO

Debutta giovedì 11 gennaio al Teatro Manzoni di Milano, dove rimarrà in scena fino a domenica 28, Regalo di Natale. Si tratta di un testo portato al successo da un film di Pupi Avati degli anni ’80 e che Sergio Pierattini ha adattato per il teatro. Lo spettacolo è diretto da Marcello Cotugno e ne sono protagonisti Gigio Alberti, Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro e Gennaro di Biase. Quattro amici di vecchia data, Lele, Ugo, Stefano e Franco, si ritrovano la notte di Natale per giocare una partita di poker. Con loro c’è anche il famoso avvocato Santelia, un ricco industriale contattato da Ugo per partecipare alla partita. Franco è proprietario di un importante cinema di Milano ed è il più ricco tra i quattro. E’ l’unico ad avere le risorse economiche per poter battere l’avvocato, il quale è noto nel giro per le sue ingenti perdite. Tra Franco e Ugo, però, i rapporti sono tesi e la partita si rivela presto tutt’altro che amichevole.

La parola a Gigio Alberti

“Quanta amarezza c’è nella vita dei protagonisti?”

“Tantissima. L’apparenza e la superficie nella scrittura di Pierattini ci presentano degli amici che si ritrovano per una serata dopo 15 anni che non si vedono. Quindi è molto frizzante e molto divertente, perché gli attori sono capaci di rendere le cose in maniera comica. Sotto questa superficie c’è un’amarezza assoluta. Quando non ci si vede per tanto tempo con una persona e poi la si rivede, si vorrebbe che il rapporto fosse lo stesso di quando ci si è lasciati. C’è dell’affetto, ma in qualche modo non ci si riconosce più. Quindi i personaggi non fanno altro che buttarsi addosso reciprocamente le proprie frustrazioni, cercando di avere una vecchia comunanza tra amici che non trovano. Quando il rapporto è così e non è colpa di nessuno, si scopre che la vita ha scavato un solco all’interno di queste persone. Nessuno è colpevole del fatto di non ritrovarsi con l’altro. Eppure non ti ritrovi ed è una cosa che causa dolore. In più c’è il fatto che questo ritrovo di amici, organizzato per giocare una partita di poker, ha l’intento di trovare un pollastro e portargli via tutti i soldi, perché ognuno di questi quattro amici non è messo benissimo economicamente”.

“Ci vuoi parlare del tuo personaggio?”

“Il mio personaggio è l’intruso, l’ospite, il pollo da spennare. Poi alla fine il gioco ci mostrerà che chi andò per spennare fu spennato”.

Parlano Filippo Dini e il regista Marcello Cotugno

“Quali dinamiche si sviluppano intorno al tavolo da gioco?”

Filippo Dini: “Il tavolo da gioco è una delle metafore migliori per raccontare lo scontro tra questi quattro amici che hanno trascorso gran parte della loro vita insieme e si ritrovano dopo vent’anni a confrontarsi su quel che è rimasto della loro amicizia. Ne verrà fuori uno scontro disastroso per tutti. Lo spettacolo, che è molto divertente in tutta la prima parte, rivelerà poi invece una nota tragica per ognuno dei personaggi”.

“E’ un testo che funziona meglio al cinema o in teatro?” 

Marcello Cotugno“Al cinema secondo me funziona benissimo, perché è uno dei film di Pupi Avati più belli. A teatro l’adattamento che ne ha fatto Sergio Pierattini lo porta ai giorni nostri, quindi in un periodo di crisi in cui secondo me la crisi di valori presente anche nell’amicizia lo rende ancora più feroce, perché il film del 1986 cadeva in un periodo in cui c’era ancora una sorta di benessere. Oggi questo benessere noon c’è più e quindi questi amici che fanno finta di essere ancora tanto amici nascondono un forte velo di ipocrisia e  ognuno di loro ha degli interessi diversi rispetto a questa partita”.

(interviste e riprese video di Andrea Simone)