“Revolutionary Road”, la parola al cast

Lei e lui. Belli, intelligenti, piuttosto colti e innamorati. Una casa carina e accogliente. Un lavoro noioso ma sicuro per lui. Blandi impegni domestici per lei, che ha tempo di coltivare la sua antica passione di attrice. Ma lei e lui vogliono, o almeno sognano, altro. Revolutionary road è in scena al Teatro Litta di Milano dal 12 al 22 gennaio. Scritto da Richard Yates e diretto da Fabrizio Visconti, lo spettacolo vede protagonisti Rossella Rapisarda, Stefano Annoni e Daniele Gaggianesi.

Quattro domande al regista e agli attori

Che cosa sognano o desiderano i personaggi?

Fabrizio Visconti: Sognano terribilmente di essere persone speciali, diverse dalla media! Su quest’illusione costruiscono tutta la vicenda del loro rapporto e della loro sconfitta sia come coppia che come persone singole. E’ di fatto la costruzione di una storia che narra la differenza tra l’io sociale (quello che si vuole mostrare al mondo) e l’io personale, cioè la vera identità dei protagonisti. La distanza tra questi due estremi è il conflitto che genera tutta la vicenda.

E’ la routine a stancarli?

Daniele Gaggianesi: I personaggi si lamentano moltissimo della noia che li attanaglia! Non è tanto la routine in sé ad affaticarli, quanto vedere che li circondano vite uguali alle loro, e che questa noia non viene minimamente subita da tutti quelli che gli stanno vicini. Riguarda solo i protagonisti. Il fatto di essere da soli ad annoiarsi in un mondo di vite tutti uguali li porterà al collasso.

Sono personaggi che si ritengono superiori rispetto all’ambiente che li circonda?

Stefano Annoni: La risposta è sicuramente sì! Però attenzione! La cosa bella del testo di Yates adattato da Renato Gabrielli è che non ce li fa vedere con distacco, come due persone che se la tirano, anzi! La cosa grave è che noi ci riconosciamo spesso nei personaggi. Il pubblico vedrà che le sensazioni e i sentimenti provati da April e Frank sono molto comuni a noi. E’ la stessa percezione che abbiamo avuto leggendo il testo: ogni pagina ci dava il riscontro della nostra vita come uno specchio. A volte ci sentivamo molto vicini ai personaggi, altre molto lontani. Se siamo sinceri, anche noi spesso ci sentiamo superiori agli altri! Soprattutto noi, che facciamo teatro, che ci riteniamo grandi conoscitori del mondo, della cultura e di come si muovono le persone. Questo ci fa sentire vicini i personaggi. Allo stesso tempo però ce li rende anche un po’ antipatici. Insomma, è un testo pieno di sentimenti contrastanti.

Quali sono le sconfitte e le vittorie che vengono analizzate in questo spettacolo?

Rossella Rapisarda: Sono tantissime! Direi però che la sconfitta è l’illusione. Paradossalmente, a vincere non sono i personaggi che vediamo in scena. Quello che vince è la parola “libertà”, perché se noi fossimo liberi di essere davvero noi stessi, ne usciremmo in un altro modo rispetto ai protagonisti…

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Alessandra Paoli per la collaborazione
  • Clicca QUI per iscriverti al canale YouTube di Teatro.Online e vedere tutte le nostre interviste video