Via libera da parte del governo alla riapertura dei teatri il 15 giugno. Tutto però dovrà avvenire con regole di sicurezza molto rigide e precise dovute al Covid-19, tra cui una presenza massima di 200 spettatori al chiuso e 1000 all’aperto. C’è però chi è contrario al fatto che i teatri rialzino il sipario cosi presto.
La parola a Gaia Calimani e Valeria Cavalli
Gaia Calimani è il presidente di Manifatture Teatrali Milanesi (MTM), importante polo artistico che riunisce il teatro Leonardo e lo storico teatro Litta, mentre Valeria Cavalli nè e il responsabile artistico insieme ad Antonio Syxty e Gaetano Callegaro.
Come mai, Gaia, sei così contraria alla riapertura dei teatri il 15 giugno?
“Ovviamente si tratta di una riapertura impossibile. Un conto è parlare di teatro all’aperto in determinate situazioni. I teatri non possono però riaprire per problemi logistici, ma soprattutto organizzativi e finanziari“.
Allora è proprio questo il punto: c’è anche un discorso di sostenibilità economica causato dall’emergenza Coronavirus?
“Ormai la stagione è finita perché non si può ricominciare dopo tre mesi – continua Gaia Calimani – Sanificare un teatro come il Litta costa 6000 euro. Da lì discende tutto il resto. Per fare qualsiasi tipo di lavoro, inoltre, bisognerebbe fare delle prove. In questo momento tutti i dipendenti sono in cassa integrazione. Una cassa integrazione che io dovrei interrompere per far tornare tutti i lavoratori, per mettere in piedi uno spettacolo che forse, nella migliore delle ipotesi, mi può dare 5-600 euro di incasso”.
Le fa eco Valeria Cavalli: “Sono d’accordissimo con Gaia. Infatti, unitamente a MTM, noi non possiamo assolutamente pensare a una riapertura. E’ un vero peccato, perché il teatro ha una funzione sociale importantissima. Tenere forzatamente chiusi i nostri i teatri significa che alla società manca un pezzo importante.”
Il Covid-19 ha cambiato il modo di lavorare di ognuno, in qualunque professione. Un esempio per tutti: lo smart working. Il teatro è – come diceva Valeria – soprattutto socialità. Adattarsi ai nuovi metodi è difficile specialmente perché viene meno la funzione comunitaria del teatro tanto sottolineata dall’assessore Filippo Del Corno?
“Secondo me – continua Valeria Cavalli – lo smart working è stato una necessità. Eravamo chiusi in casa e ci siamo aggrappati alle piattaforme perché non avevamo altra possibilità di comunicare, se non il telefono. Però almeno c’era la possibilità di vedersi in faccia e di mantenere quel filo. Perché la cosa importante del teatro non è solo vivere il contatto tra spettatore e attore, ma anche quello esistente tra chi lavora in teatro: l’organizzazione, le biglietterie, le maestranze. Siamo una manifattura, siamo artigiani, ma abbiamo ancora bisogno di quel contatto. Poi ci adattiamo alla società per giocoforza“.
“Sono assolutamente d’accordo con Valeria” – sottolinea Gaia Calimani – “E’ un dato di fatto che siamo animali evoluti: ci siamo abituati. Alcune persone adesso fanno anche fatica a ricominciare a uscire e a ipotizzare una socialità. Il teatro è una medicina omeopatica contro la paura, perché ne abbiamo avuto tutti tanta!“
Un’affermazione molto bella, la tua, Gaia. Ci sono però dei dati di fatto positivi, come l’indebolimento del virus. Quanto possono aiutare gli spettacoli all’aperto – ovviamente meno rischiosi di quelli al chiuso – e lo streaming, che durante la pandemia è stata la salvezza di molti teatri?
“Risuonano le voci di vari virologi e infettivologi che dicono tutto e il contrario di tutto – afferma con un sorriso Valeria Cavalli – Lo spettacolo all’aperto, laddove c’è la possibilità di farlo, può essere una delle condizioni. Anche in questo caso però c’è tutta una serie di regole da rispettare e in questo momento non abbiamo ancora gli strumenti per poterlo fare. Lo streaming è stato un modo di dire al nostro pubblico ”Guardate che ci siamo!”, perché sappiamo tutti che il teatro va visto dal vivo!“
Cerchiamo di essere ottimisti e di pensare che invece ci possa essere un pieno ritorno alla normalità a settembre. Che cosa proporrà MTM in autunno ai suoi fedelissimi spettatori?
“I nostri spettatori non ci hanno mai davvero abbandonato!” esclama con orgoglio Gaia Calimani. “Durante tutto il periodo della pandemia, io ho avuto rapporti diretti con il pubblico che ci ha donato biglietti e abbonamenti interi. Addirittura le scuole, motivate dagli insegnanti, hanno deciso di lasciarci l’abbonamento comprato. Io ho cercato di ringraziare con video e WhatsApp ogni singolo spettatore che ha fatto questo gesto. MTM non ha la forza finanziaria per garantire una riapertura a settembre, perché non sappiamo come sarà la situazione in autunno.
Dobbiamo fare dei piccolissimi passaggi, perché in questo momento le istituzioni non stanno rispondendo al nostro grido d’allarme – continua Gaia Calimani -. Oppure se risponderanno, hanno dei tempi mastodontici per realtà come la nostra. Non possiamo permetterci errori, né di ritrovarci con programmazioni impegnative di spettacoli nuovi per poi dover smontare tutto da un giorno all’altro. MTM tornerà sicuramente, ma ci affacceremo alla finestra gradualmente, con piccoli bocconcini per poi arrivare al dessert.”
Valeria, a te l’onore e l’onere di salutare il pubblico…
“MTM è già qua! E’ viva, presente e molto legata al proprio pubblico, al territorio e ai propri teatri. Quello che dice Gaia è giustissimo: noi dobbiamo rientrare pian piano per ritrovare una normalità e capire quali saranno le regole da seguire. Però io credo che il teatro abbia una funzione sociale talmente importante che non potrà che tornare, magari in modo diverso e inconsueto rispetto a prima. E noi siamo pronti!” conclude con fierezza Valeria Cavalli.
- Intervista video di Andrea Simone