UN “RICCARDO III” PROIETTATO NEL FUTURO

Debutta l’8 novembre al Teatro Carcano di Milano dove rimarrà in scena fino a domenica 11 un Riccardo III dalle atmosfere post-apocalittiche. Al centro della scena il giovane mattatore Davide Lorenzo Palla, che conclude la trilogia di spettacoli di narrazione ispirati ai maggiori classici shakespeariani con una soggettiva di uno dei cattivi per eccellenza dell’opera del Bardo. Al suo fianco, come sempre, Tiziano Cannas Aghedu, compositore e polistrumentista live le cui atmosfere musicali, elettroniche e graffianti, avvolgono la recitazione come un vero e proprio elemento narrativo. La regia dello spettacolo è di Riccardo Mallus e la voce fuori campo è di Grazia Migneco.

Parla Davide Lorenzo Palla

“Perché le atmosfere di questo spettacolo sono post-apocalittiche?”

“Perché nella riscrittura del “Riccardo III” che io ho lavorato come autore, essendomi occupato anche della traduzione e dell’adattamento, ho voluto immaginare l’opera ambientata in un futuro in cui la società è in disfacimento. E’ uno scenario post-apocalittico in cui il genere umano è arrivato al 3.300 d.C. con la società che è degenerata, ma nonostante questo il teatro è riuscito a resistere e a sopravvivere alle intemperie del tempo in cui i teatranti hanno sempre avuto una grandissima capacità di adattamento.”

“E’ un Riccardo III ambientato ai giorni nostri?”

“No, appunto nel futuro, nel 3300 d.C., dove sono arrivati dei teatranti che hanno cominciato a raccontarsi storie. In un momento in cui anche la tecnologia è collassata, tornare a raccontarsi storie vis-à-vis ha fatto sì che anche il teatro rappresentasse quel lato catartico e collettivo che dovrebbe essere. Quindi racconto di questa serata in cui in questo teatro fatiscente viene messa in scena la storia di Riccardo III, che è uno dei personaggi più emblematici e più apprezzati in quel periodo.”

“Qual è il Riccardo III sconosciuto di cui si parla nello spettacolo?”

“E’ un po’ nel percorso che lo ha portato a essere quello che è. Quello che tutti vedono come mostro e additano come spergiuro, colpevole, crudele e assassino ha preso vita ed è nato da qualche parte, quindi è un andare a indagare da dove parte tutto questo e qual è il peso dell’infanzia di Riccardo: del rapporto con la madre da una parte e con la società dall’altra, che a volte crea mostri additando le persone di diversità, tacciandole di mostruosità ed emarginandole. Senza un processo di inclusione e di accettazione si rischia di fare più danni che altro. Quindi è il percorso che vuole andare a indagare che cosa ha portato Riccardo a essere quello che è.”

“Cosa vede Riccardo III quando ripensa al proprio passato?”

“In questa nostra visione secondo me vede dolore e sofferenza. Ho focalizzato l’attenzione sul rapporto con la madre e sulla fatica di un’infanzia feroce e faticosa. Se immaginiamo un bambino che può essere emarginato dagli altri e tacciato di diversità, si vede un gran dolore. E poi avviene quello che purtroppo rappresenta un tema molto attuale: si rischia di tramutare la sofferenza in odio e l’odio in violenza. O peggio ancora si rischia di tramutare la paura degli altri in odio e l’odio in violenza, però è sempre una spirale negativa che riguarda Riccardo ma che anche Riccardo stesso usa alla fine dello spettacolo quando deve incitare alla guerra i suoi soldati. Fa un monologo ai soldati in cui cerca di incitarli davvero alla guerra, facendo però leva sul senso di paura, una paura che si trasforma in odio. Quindi è molto tristemente attuale.”