Alexandra, star del cinema in declino, alcolizzata e depressa, in fuga da quello che crede un insuccesso del suo ultimo film, cerca un rimedio alla solitudine tra le braccia di un gigolo giovane e bello, un attore fallito in cerca di rilancio. Una stanza d’albergo, l’alcol, il fumo e il passato che pesa a fare da contrasto alla bellezza che si piega, cade e si rialza, incrociando destini uguali e contrapposti.
La dolce ala della giovinezza di Tennessee Williams è in scena al Teatro Manzoni di Milano dal 21 marzo al 2 aprile con la traduzione di Masolino D’Amico. Diretto da Pier Luigi Pizzi, lo spettacolo vede protagonisti Elena Sofia Ricci, Gabriele Anagni, Chiara Degani, Flavio Francucci, Giorgio Sales, Alberto Penna, Valentina Martone, Eros Pascale e Marco Fanizzi.
Intervista ad Elena Sofia Ricci e Gabriele Anagni
Qual è stata l’abilità di Tennessee Williams nel costruire questi personaggi?
Elena Sofia Ricci: Williams è un gigante nel costruire e scrivere figure di donne in modo particolare, ma anche di ragazzi, di giovani, di uomini e di tutti i personaggi sull’orlo del baratro dell’esistenza. Io non definisco il teatro di Williams dramma borghese, come viene considerato quasi tutto il teatro del Novecento, anche perché il dramma borghese è dal mio punto di vista una tragedia esistenziale ancora oggi. Questa è la quinta donna di Williams che porto in scena nella mia carriera. E’ un autore che amo moltissimo e non vedevo l’ora di avere abbastanza anni per poterla interpretare, perché io lessi La dolce ala della giovinezza a 25 anni. Ahimè, quel tempo è volato via come la dolce ala e quindi adesso la posso interpretare, che fortuna!
E’ un personaggio straordinario, disperato, che ha paura di scomparire e di morire. Ci sono temi affrontati ne La dolce ala della giovinezza incredibilmente contemporanei. Il merito è della regia di Pizzi, che ci porta fuori dallo spazio e dal tempo, senza dargli una connotazione geografica o temporale. Questo ci ha consentito di affondare il coltello nei grandi temi. Quindi ci sono l’argomento dell’esserci, dello scomparire dalla faccia della terra, di non essere riconosciuti e l’abitudine che si fa al dolore, il fatto di non sentire più che qualche cosa fa male.
Se pensiamo ai nostri giovani che non esistono su Instagram se non hanno mille “like” e si assuefanno a tutto, alle guerre, al Covid, a non abbracciarsi e a non toccarsi, ci accorgiamo che tutti questi temi sono rattati in questo testo. Se riusciamo a farli emergere nonostante i nostri personaggi e a entrare nel cuore dei giovani che ci vengono a vedere a teatro, i grandi si riconoscono in tutte queste tematiche. E’ però interessante quando ci si ritrovano i giovani, perché questi sono temi bellissimi.
Quanta autodistruzione c’è nel personaggio di Alexandra?
Elena Sofia Ricci: Parecchia. Alexandra anestetizza la propria sfera emotiva facendo uso di qualsiasi cosa: alcol, droghe, psicofarmaci e canne. E’ una tossica e bulimica di sesso, quindi lei, pur di non sentire e di non essere in contatto con la parte più profonda di sé e sebbene dica di essere diventata quello che è diventata perché ha vissuto e si è fatta attraversare dal dolore, adesso tenta disperatamente di anestetizzare la sfera emotiva, perché è troppo dolorosa.
C’è molta solitudine che caratterizza le vite dei protagonisti?
Gabriele Anagni: Sì. Io sono d’accordo con lei, ma sono due solitudini diverse. Alexandra è un personaggio famoso e importante, quindi vive una solitudine più particolare. Chance viene cacciato da questo mondo, perché sceglie o gli si aprono le porte sbagliate e quindi si ritrova anche lui in una solitudine che lo porta a cadere sempre di più nel baratro.
Come si combinano leggerezza e autodistruzione in un testo come questo?
Elena Sofia Ricci: Questa è una bella sfida che Williams ci mette sulla carta. Ogni tanto ci sono delle situazioni o delle battute che strappano qualche risata, ma di sicuro sono risate “sinistre”. Se uno viene a vedere La dolce ala della giovinezza, deve sapere che non assisterà a una commedia, però vedrà tanti giovani bravissimi, tra cui me!
- Intervista video di Andrea Simone
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- Si ringrazia Manola Sansalone