“RITRATTO DI DORA M.”: UN GENIO DISTRUTTO DA PICASSO

Dora Maar ha attraversato tutto il ‘900 e nella prima metà della sua vita è sempre stata vicina al cuore della Parigi artistica e culturale dell’epoca, in quel momento magico e irripetibile in cui la città era il centro del mondo. La sua carriera fotografica fu breve ma intensa: si colloca fra il 1931 e il 1937, anno in cui, spinta da Pablo Picasso, abbandonò la fotografia per la pittura, dopo aver testimoniato, con una serie di storici scatti, la creazione di Guernica.

Ritratto di Dora M. è in scena al Teatro Filodrammatici di Milano dal 12 al 17 febbraio. Nato da un progetto di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, che ha firmato anche la regia, lo spettacolo vede come unica protagonista Ginestra Paladino.

Parla Francesco Frongia

“Chi era Dora Maar?”

“Dora Maar era una fotografa nata nel 1907 e morta nel 1997, diventata famosa – oltre che per le sue bellissime fotografie di moda e per la sua ricerca sui poveri nella banlieue parigina dell’epoca – per essere stata una delle donne di Picasso; una di quelle che non si è suicidata ma che purtroppo ha pagato fortemente il prezzo del suo amore con la reclusione in una clinica per la salute mentale e con l’elettroshock.”

“Sarebbe stata apprezzata e ammirata lo stesso anche se non fosse stata l’amante di Picasso?”

“Dora era già famosa quando è diventata la donna di Picasso. Era già stata amante di Bataille e aveva conosciuto tutti i surrealisti con cui lavorava. Esiste un suo ritratto famosissimo di Man Ray, per cui non aveva alcun bisogno della fama di Picasso. Il loro rapporto è stato difficile, anche perché Picasso ha trovato una donna artista fortemente combattiva e indubbiamente capace di tenergli testa. Probabilmente questo è il motivo per cui Picasso ha vissuto così tanti anni con lei. Dobbiamo a Dora tutta la documentazione del ciclo di fotografie di Guernica, come dobbiamo a lei il fatto che Picasso abbia dipinto Guernica, perché è stata Dora a chiedergli di occuparsi di quel caso e di quell’episodio storico. E’ stato grazie a lei se poi Picasso si è impegnato in uno dei capolavori dell’arte del ‘900.”

“Qual è il cliché di cui è stata vittima Dora Maar?”

“Dora Maar è stata vittima del cliché classico: quello dell’uomo che impone la propria personalità e lei ne è rimasta schiacciata. C’è un esempio molto toccante, secondo me: Jean Cocteau chiede a Dora di fargli un ritratto: lei accetta e torna con il ritratto di Jean Cocteau. Picasso le chiede di farglielo vedere, glielo sottrae e ci dipinge sopra cancellando la sua immagine. Io credo che questo sia un gesto di grande violenza, emblematico del fatto che c’è stato un tentativo fortissimo di cancellare la sua personalità. Picasso chiede a Dora di smettere di fare fotografie e di occuparsi di pittura.

Dora è una bravissima fotografa ma non è altrettanto brava come pittrice e questo in qualche modo la devasta, perché lui cerca di mettere lei al proprio livello, sapendo che su quel piano lui è inattaccabile e inarrivabile. Questo le procura una delle gravi crisi di scompenso accentuate dal fatto che Picasso le impone di conoscere le sue amanti vecchie e giovani, quindi ha a che fare con una schiera di donne e lei pretende di essere l’unica. Lei dirà: “Dopo Picasso, solo Dio”. Infatti, una volta finita la relazione, si rinchiude e di lei non sapremo quasi più niente. Era veramente una grandissima donna.”

“Come uscì dalla relazione con Picasso?”

“Uscì devastata, perché Picasso la portò in una clinica per la salute mentale dove venne sottoposta a numerosissimi elettroshock. Restò per un po’ reclusa e poi si rinchiuse in un silenzio durato finché è morta. Non ha più avuto relazioni con il mondo esterno, tranne che con pochi amici di cui si fidava ciecamente. Negli anni Novanta il Centre Pompidou le chiese di fare una mostra antologica sulle sue opere e lei rifiutò. Non si sentiva rappresentata da quel mondo e scelse di isolarsi completamente da esso. Possiamo fare solo delle supposizioni, ma quest’isolamento probabilmente le serviva per stare tranquilla e per avere un posto in cui lei era di nuovo unica com’era stata nella sua vita precedente.”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Antonietta Magli per la gentile collaborazione