“RITRATTO DI DONNA ARABA CHE GUARDA IL MARE”

Un turista europeo, in una non precisata città nordafricana, incontra una ragazza araba che guarda il mare al tramonto. E’ il primo di una serie di incontri tra i due, ma anche tra l’uomo, l’estraneo, e la gente del luogo, in un tempo che pare sospeso, così come sfuggente, precaria e ambigua è la parola che dovrebbe fare da ponte tra i due protagonisti.

Ritratto di donna araba che guarda il mare è in scena per una sola sera, martedì 13 novembre, al Piccolo Teatro Grassi di Milano. Lo spettacolo, scritto da Davide Carnevali, è diretto da Claudio Autelli. Ne sono protagonisti Alice Conti, Michele Di Giacomo, Giacomo Ferraù, Giulia Viana e Noemi Bresciani.

La parola a Claudio Autelli

“Che tipo di rapporto si instaura tra il turista europeo e la donna araba?”

“Il rapporto che c’è tra l’europeo e la donna araba è l’inizio di una storia d’amore. Tutto nasce da quest’incontro in riva al mare, da quest’immagine che dà il titolo allo spettacolo. A partire da quest’incontro si dipana una serie di successivi incontri, forse casuali o forse no, tra le vie di quest’antica città araba. Nasce e si sviluppa un rapporto in modo alterno. Il tema del testo è proprio la difficoltà di comunicazione tra culture differenti. In questo caso l’europeo e la donna araba sono metafore di due culture che si affacciano sul Mediterraneo. Poi ci sono le differenze incolmabili di un rapporto tra un uomo e una donna. Queste sono le due dimensioni.”

“Nasce uno scontro tra due culture?”

“Nasce un incontro/scontro semantico. La parola non è presa come qualcosa di solido e di univoco da interpretare, anzi, le stesse parole viaggiano tra i personaggi e mutano di senso. Quindi è un duello sull’immagine cui ognuno di noi associa le parole che usa e il significato. Spesso per i personaggi è sottolineato come nella loro cultura le parole abbiano un canone differente.”

“Che ruolo ha la città dove avviene l’incontro tra i due protagonisti?”

“La città è viva, è letteralmente un quinto personaggio. La città è rappresentata dalla famiglia della donna araba. Per famiglia non si intende il nucleo familiare europeo, è un concetto più allargato di tribù. Si parla di diversi idiomi più antichi. Non è indicato nel testo, ma si rifà alla lingua berbera, e quindi a questi gruppi e a questo clan che osserva e segue le vicende dei due protagonisti, in particolar modo quelle dell’uomo europeo.”

“Come si rapporterà il turista con la propria coscienza?”

“Questo testo non vuole indagare la psiche dei personaggi. E’ più interessato al duello culturale e verbale. Ci sono molti sospesi che vengono lasciati all’interpretazione dello spettatore. Nel testo di Davide ci sono volutamente delle sospensioni e dei vuoti. Il bello di questo spettacolo è che in qualche modo viene interpretato in maniera ambivalente dallo spettatore.”