“ROCK BAZAR”: LA PAROLA A MASSIMO COTTO

Per la rassegna Talkin’ Menotti è in scena al Teatro Menotti di Milano il 24 e il 25 febbraio Rock Bazar. Si tratta di uno spettacolo di Massimo Cotto, protagonista con Cristina Donà al canto e alla chitarra e Marco Carusino alle chitarre.

La radio a teatro

Rock Bazar è una trasmissione radiofonica che Massimo Cotto conduce da tre anni ogni giorno su Virgin Radio. Dopo essere stata tradotta in due libri editi da Vololibero Edizioni, ora diventa anche uno spettacolo teatrale. Quando è sul palco Massimo Cotto racconta storie e aneddoti come se fosse in radio, così come quando è in radio racconta come se fosse davanti a un camino e con pochi amici, con la magia dei ricordi e la legna della parola. Cotto, intervistato da Teatro.Online,  riporta in scena l’epoca d’oro del rock. Lo fa attraverso le storie dei suoi protagonisti, stelle divorate dalla voglia di trasgressione e dalla paura di bruciare troppo in fretta.

Quattro domande a Massimo Cotto

“Com’è possibile portare la radio in teatro?”

“E’ possibile se ci si rende conto che tutto gioca sempre intorno alla parola. Ma la parola sul palcoscenico vive dell’interazione con il pubblico. Per cui quello che accade in radio è improvvisazione ragionata. Quello che accade sul palco invece non può essere privo dell’emozione di un pubblico che hai davanti e che è naturalmente vivo”.

“E’ il rock il protagonista di questo spettacolo?”

“La protagonista principale è la parola con tutte le sue storie. Di conseguenza anche il rock. Però questo spettacolo può essere apprezzato anche da coloro che amano la potenza delle storie e non conoscono i protagonisti. Quello dell’arte è un mondo strano, dove si vive tra leggenda e realtà, ma dove tutte le storie che si raccontano hanno diritto di cittadinanza”.

“Com’è nata l’idea di associare i dieci capitoli del testo ai dieci comandamenti?”

“Perché chi sale sul palco pensa di essere un Dio. Allora celebra questa messa pagana di fronte a migliaia di adepti. Quindi ho provato a paragonare quello che la rock star crede di essere, cioè una divinità, alla religione vera. Non c’è nessuna blasfemia. Però ho provato a declinare i dieci comandamenti applicati alla religione rock. Un gioco come un altro per avere una specie di tessuto narrativo che mi consentisse di raccontare tutte le storie”.

“E’ giusto dire che la musica ha scritto un suo vangelo?”

“La musica ha sicuramente le sue sacre scritture perché ha cambiato la vita di molti, fra cui quella del sottoscritto. Quindi è una cosa che noi dobbiamo prendere molto seriamente, anche senza prenderci troppo sul serio. Però è vero che la musica ha una sua sacralità, soprattutto per quello che accade sul palco. Tutto ciò che succede sul palco ha i suoi riti, le sue liturgie e noi li seguiamo perché è qualcosa che ci fa stare meglio anche senza entrare in comunione diretta con i vari sacerdoti”.