Che mi capiate o no: una pièce che è qualcosa di più di uno spettacolo teatrale. Anche la musica ne è infatti protagonista con alcune delle sue intramontabili canzoni. Scritto e diretto da Luca Rodella, vede in scena Sara Zanobbio e i musicisti Roberto Dibitonto e Francesco Marchetti.
La storia e le emozioni di Cecilia ci vengono raccontante attraverso le melodie poetiche di alcune tra le più grandi cantanti italiane: Mina, Ornella Vanoni e Mia Martini. Cecilia è prima di tutto una sognatrice, illusa e disillusa dall’amore di un uomo. Da sola nella sua stanza, si ritrova a fare i conti con lati di se stessa che non sapeva di avere: zone d’ombra causate da una relazione che non ha seguito il corso sperato.
Quattro domande a Luca Rodella
“Quali sono gli elementi che scatenano il vortice dentro il quale si trova Cecilia?”
Credo proprio le sabbie mobili della sua relazione. Lei cerca ogni motivo per poterci rimanere impanata e trova conforto nelle grandi canzoni delle signore della musica italiana. Come se fossero dei riferimenti quasi epici che giustificano la sua condizione di donna in gabbia.
“A che cosa potrebbe portare l’insistenza di Cecilia a confondere sogni e realtà?”
Ad annientare se stessa. Non so se sia qualcosa di fisicamente visibile, però lei piano piano deperisce. Confondendo sogni e realtà, parte come se quest’aspetto fosse una liberazione verso nuovi orizzonti che non può vivere nel quotidiano. Questo, però, le si ripercuote contro tragicamente.
“Quant’è succube Cecilia di questo amore?”
Totalmente. Il problema è che come dice il titolo, “Che mi capiate o no”, noi non riusciamo bene a comprenderne il motivo. Quello che ci ha spinto a raccontare questa storia è l’aspetto “nero” e affascinante – in senso negativo – di rimanere incastrati in certe relazioni incomprensibili dal di fuori.
“Infine vogliamo citare alcuni brani che verranno eseguiti dal vivo dai musicisti?”
Certo: “Ti butto via”, “La giava rossa” e “Ricetta di donna” di Ornella Vanoni; “Valsinha” di Mia Martini e “Nuda” di Mina.