“ROSALYN”: IL CORAGGIO E LA PAURA DELLE DONNE

Un incontro che cambia la vita

Arriva al Teatro Verdi di Milano fino al 23 aprile Rosalyn, scritto da Edoardo Erba e diretto da Serena Sinigaglia. Ne sono protagoniste Alessandra Fajella e Marina Massironi. Lo spettacolo racconta la nascita e lo sviluppo dell’amicizia tra due donne. Dopo la presentazione del proprio libro, Esther, una scrittrice americana, conosce Rosalyn, la donna delle pulizie della sala conferenze, che rimane molto colpita dal testo. Vuole leggerlo subito e si offre di portare l’autrice a conoscere la città. Aprendole il suo cuore, Rosalyn racconterà a Esther della sua relazione clandestina con un uomo sposato. Una vicenda fatta di soprusi e maltrattamenti fisici.

La parola a Marina Massironi

“Perché questo testo rappresenta il ritratto della solitudine e dell’isolamento delle persone nella società americana contemporanea?”

Penso che la solitudine che viviamo nel mondo contemporaneo, e l’America è uno dei Paesi in cui questo è più visibile, spinga a essere sempre vincenti, coraggiosi, in prima linea e forti. Ci impedisce di sviluppare le nostre fragilità, tanto che a volte queste prendono il sopravvento.

“E’ anche una storia di solidarietà?”

Sul testo e sulla struttura del thriller no. E’ una storia di amicizia che viene a crearsi tra due donne nata da un incontro casuale, ma non c’è lo sviluppo canonico vero e proprio. La storia si articola su due piani temporali diversi. Uno del presente e l’atro del passato. Ci sono numerosi flashback, che spostano continuamente la dimensione temporale in cui viene proiettato lo spettatore. Non la definirei, però, una storia di solidarietà.

“In un thriller è abbastanza normale che succeda, ma qui si nota molto di più. Come mai c’è la tendenza a disorientare il pubblico?”

E’ la struttura del testo che è fatta proprio in questo modo. Un thriller e un noir devono avere anche la funzione di disorientare il pubblico, credo che sia uno degli obiettivi principali che si prefiggono gli autori. 

“Vuole anche essere un incitamento alle donne che subiscono maltrattamenti a ribellarsi?”

No, non è uno spettacolo militante, nel senso vero e proprio del termine.  Rosalyn racconta la sua storia a Esther e lei le apre il suo cuore. Si mette nella condizione di ascoltarla senza giudicare. Forse da questa storia le donne possono prendere coraggio, ma l’intento che si vuol dare non è quello di spingerle a ribellarsi.