Per celebrare i suoi vent’anni di carriera, Riccardo Rossi arriva sul palcoscenico del Teatro Leonardo di Milano fino al 3 dicembre con uno spettacolo allegro e dissacrante. La satira di Così Rossi che più Rossi non si può non risparmia nessuno, nemmeno lui stesso: si va da Michael Jackson che sfida Al Bano a una festa di matrimonio che dura più del matrimonio stesso; dall’acquisto dell’agenda più famosa del mondo, la Filofax, alle lettere alla rubrica della salute di “Repubblica” fino alla sua infanzia. Senza eccedere né nell’esagerazione né nel giiudizio, il famoso attore comico ci presenta un ritratto dell’attualità grottesco ma non innaturale, fatto di situazioni con cui tutti noi abbiamo avuto a che fare.
La parola a Riccardo Rossi
“Cominciamo dai tuoi esordi…”
“Festeggio i 20 anni di carriera ma in teatro, gli esordi sono precedenti. Ho cominciato con “College” nel 1984, con Federica Moro e Christian Vadim. Era un film di Castellano e Pipolo. Puntualmente ritrasmesso, ha segnato l’adolescenza di tanti ragazzi. Da lì è cominciato un po’ tutto, anche se io ci ho creduto un po’ tardi. Ho continuato a lavorare nel cinema quando capitava, ho fatto tante pubblicità, fino a quando non ho deciso di iniziare a scrivere i testi. Non sapevo però che li avrei interpretati a teatro. Quella è stata la svolta, avvenuta 15 anni fa, nel 2002, al Teatro Sette, dove ho messo in scena il mio primo spettacolo, “Pagine Rossi“, di cui in “Così Rossi che più Rossi non si può” ripropongo il pezzo della mitica agenda Filofax. Ed eccomi qua, con testi nuovi e questo monologo in cui propongo una specie di “meglio di” dei lavori che ho fatto”.
“La società che prendevi in giro vent’anni fa è la stessa di oggi?”
“Tutto sommato non prendo tanto in giro la società quanto il nostro modo di essere e le nostre paranoie. Quando parlo della nostra età, dei 50 anni il cui superamento è un giro di boa importante, mi rendo conto che alla fine c’è una sorta di rassegnazione. Però deve fermarsi allo stupore. Io vorrei sempre conservare questo sguardo stupito su quello che ci deve ancora accadere, pur facendo tesoro di chi ci ha insegnato qualche cosa”.
“Presenti una tua visione personale o ti confronti anche con quella degli altri?”
“Mi rapporto soprattutto con quella degli altri. Io “rubo” non solo a me stesso ma anche a quello che vedo intorno a me, soprattutto i miei amici che sono una grande fonte di ispirazione”.
“Cosa vuoi fare da grande?”
“Se l’avessi capito, non sarei su questo palcoscenico! Credo quello che facevo da piccolo, ma con sempre maggiore coscienza e determinazione”.
(intervista e riprese video di Andrea Simone)