E’ considerato a buon diritto uno dei migliori attori comici teatrali degli ultimi 30 anni. Paolo Rossi con la sua satira intelligente, imprevedibile, sarcastica e istrionica è in scena fino al 22 ottobre al Teatro Menotti con “RossinTesta”. Si tratta di uno spettacolo in cui Rossi propone le canzoni del cantautore piemontese scomparso a marzo 2016, cui era legato da una profonda amicizia. Testa ha firmato molte colonne sonore degli spettacoli del comico, tra cui l’ultimo “Molière, la recita di Versailles”. In questa prima milanese, i brani del cantautore assumono un nuovo aspetto grazie all’interpretazione di Rossi. A impreziosire lo spettacolo ci sono le musiche dal vivo dei musicisti in scena: Emanuele dell’Aquila e i Virtuosi del Carso, cioè Stefano Bembi, Bika Blasko, Alex Orciari e Roberto Paglieri.

Teatro.Online ha intervistato Paolo Rossi.
“Qual è il percorso di condivisione con Gianmaria Testa che l’ha portata a fare questo spettacolo?”
“Siamo andati a cena insieme, dove a volte si fa teatro più del teatro in scena. E’ nata la voglia di rivederci, da lì sono partiti alcuni eventi molto bizzarri, come lo spettacolo realizzato nella sala d’attesa di una stazione in montagna con il pubblico che arrivava in treno. Dopo il Festival del Jazz, Testa ha scritto per me le canzoni di ‘Arlecchino’. Poi come un sarto mi ha cucito addosso delle canzoni che mi ha regalato prima di salutarci”.
“In che modo la poesia del cantautore convive con la sua satira sempre pungente?”
“Com’è successo molte volte nella mia carriera, bisogna cambiare strada mantenendo nel repertorio qualcosa di vecchio. L’incontro è stato favorito da due desideri: Testa mette in luce le sue vicende personali più leggere e allegre; io volevo continuare la strada intrapresa negli ultimi tempi, perfezionando alcuni aspetti. E’ stato un incontro molto semplice e dirompente, perché c’era anche una reciprocità e una comunanza di desideri, passioni e interessi per il nostro mestiere”.
“L’obiettivo di questo spettacolo è far rivivere e riapprezzare quel teatro-canzone di cui Girogio Gaber ed Enzo Jannacci furono i precursori?”
“Teatro-canzone è un termine azzeccatissimo per quello che faceva esclusivamente Gaber. Da Aristotele in poi, la musica in teatro è dovuta e doverosa. Molière inframmezzava le sue commedie con canzoni e balletti. William Shakespeare faceva la stessa cosa, per non parlare di Bertolt Brecht. Io ho sempre messo la musica nei miei spettacoli. Ho fatto cinque regie liriche da Hong Kong in Cina. E’ un elemento basilare in uno spettacolo teatrale. Poi c’è la differenza fondamentale tra un cantante e un attore, come negli spettacoli di Brecht, dove l’attore che canta interpreta un brano”.
“C’è in programma anche la realizzazione di un disco. Vuole anticiparci qualcosa?”
“E’ molto semplice. Verranno registrate le serate live perché io registro sempre tutto. Non sarà un disco in studio. Saranno scelti e utilizzati i momenti migliori che faranno parte di questo nuovo progetto discografico. Non c’è ancora una data di uscita precisa. Valuteremo cosa fare man mano che gli spettacoli vanno avanti”.