Uno dei comici più apprezzati dal pubblico sbarca al Teatro Carcano di Milano dal 10 al 13 febbraio. Natalino Balasso riscrive l’opera di Angelo Beolco detto il Ruzante e interpreta un nuovo testo teatrale, il cui sottotitolo è Amori disperati in tempo di guerre. Un lavoro nato da una raffinata e profonda ricerca linguistica, fatta assieme ad Andrea Collavino e Marta Cortellazzo Wiel, protagonisti in scena con l’attore comico. Marta Dalla Via, profonda conoscitrice di Balasso è la regista di questo ensemble affiatato, che intreccia fili e toni di questa commedia, calibrando la vis comica con quella drammatica.
Quattro domande a Natalino Balasso
Chi era veramente Angelo Beolco, detto il Ruzante?
Per alcuni somigliava proprio a Ruzante, il suo personaggio; per altri ne era totalmente distante. Sicuramente era un borghese, un letterato figlio di buona famiglia, che scriveva storie di contadini per prenderli un po’ in giro. Le sue commedie sono infatti rappresentate nelle corti nobiliari. Però uscì dai confini perché ebbe molto successo. Nei suoi testi interpreta senza filtri Ruzante e traspare anche un po’ d’amore verso il suo personaggio. Il Beolco potrebbe quindi avere avuto dei passati più umili e nutrire una sorta di nostalgia per quella vita…
Il sottotitolo dello spettacolo è molto curioso: Amori disperati in tempo di guerre Perché lo avete scelto?
Perché il mio è un testo originale con una drammaturgia nuova. Io l’ho scritto basandomi sulle opere di Ruzante, quindi è un testo “ruzantiano”. I sentimenti che ho tirato fuori attraversano delle fasi: la prima è quella campestre e spensierata dell’erotismo infantile; anche se il contesto è quello della fatica della Pianura Padana del Cinquecento, mantiene una spensieratezza di fondo. La seconda è quella dei tempi di guerre tra città e città: a volte la guerra era un modo per campare, non tanto come soldati. Ci si arruolava infatti presso qualcuno per tonare a casa con un po’ di bottino. Il finale è ambientato a Venezia, dove Beolco ha collocato alcuni pezzi del Ruzante, una città mercantile che ci farà trovare cambiati i personaggi: saranno infatti più adulti e più cinici.
Parliamo di amori disperati perché si tratta di una donna contesa tra due amici. Ovviamente tutte le loro mosse nascono anche dalla disperazione. Vediamo infatti che in alcuni testi del Beolco la donna fa delle scelte amorose dettate più dalla fame che dall’attrazione.
Che valore aggiunto hanno dato alla ricerca linguistica Andrea Collavino e Marta Cortellazzo Wiel, coprotagonisti con te dello spettacolo?
Si tratta di un’invenzione linguistica teatrale in cui si usano pochissime parole del Beolco perché è incomprensibile. Prima quindi di scrivere i testi per lo spettacolo, ho tradotto le commedie e i dialoghi di Ruzante che mi piacciono di più. Dopodiché ho svolto il lavoro di scrittura in cui ho inserito parole di fiorentino antico perché sembrasse un testo di un’altra epoca, “anticato”. Ho anche usato un filtro: i diari di Antonio Pigafetta, un navigatore vicentino del Cinquecento, contemporaneo di Beolco. Lui scriveva in fiorentino, ma i suoi diari sono pieni di “venetismi”, soprattutto le interiezioni, le esclamazioni e i modi di dire che io ho scelto di utilizzare. Ne è dunque uscito un testo sicuramente comprensibile al pubblico di oggi rispetto all’originale.
Oltre alla commedia c’è un genere a cui è più riconducibile lo spettacolo?
Lo definirei “tragicomico”, anche se dopo tante repliche possiamo dire che è molto divertente. Ci sono sicuramente dei momenti di commozione e dramma, ma io resterei abbastanza sospeso sulla definizione, perché sinceramente mi oppongo un po’ ai generi. Sarebbe bello infatti uscire dai loro confini perché credo che le opere teatrali siano come il sesso: ti diverti di più se non ti aspetti niente!
- Intervista di Andrea Simone
- Foto di scena in evidenza di Tommaso Le Pera
- Si ringrazia Cristiana Ferrari per la collaborazione
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