E’ in scena fino al 12 febbraio al Teatro Out Off Il delitto Karamazov, con la drammaturgia di Fausto Malcovati, che ne è anche protagonista con Mario Sala, Antonio Gargiulo, Matteo Vitanza e Giuseppe Gambazza. La regia è di Lorenzo Loris.
Nella Russia di fine Ottocento dilagano contestazioni e rivolte dappertutto. Le
riforme avviate nel 1861 dallo zar Alessandro II (abolizione della servitù della gleba, sistema giudiziario, struttura militare) non hanno sortito l’effetto auspicato. Il paese è nel caos, il terrorismo prende sempre più piede (e culminerà con l’assassinio dello zar nel marzo 1881).
Intervista a Mario Sala
Qual è il tuo ruolo nello spettacolo?
Io faccio la parte di Smerdjakov, figlio illegittimo di Fyodorovic Karamazov, vittima del parricidio compiuto, intorno al quale si indaga. L’adattamento di Fausto Malcovati coglie proprio quest’aspetto del romanzo: la vicenda processuale e l’indagine giudiziaria ai danni di un innocente per scoprire il colpevole. Tutti i figli, compreso un fratellastro, potrebbero essere coinvolti.
Questo è il simbolo della disgregazione di una famiglia che porta a una degenerazione del clima sociale della Russia di quegli anni?
Assolutamente sì. Una degenerazione morale su cui Dostoevskij vuole mettere fortemente l’accento. Il protagonista è Ivan, il fratello intellettuale, che nega l’armoniosità del disegno di Dio con argomenti molto razionali e toccanti. Nelle pagine più famose del romanzo fa riferimento alla sofferenza che tocca i bambini quando l’uomo nasce nel peccato ed è giusto che debba soffrire. Perché devono farlo anche i bambini? Sulla base di quest’argomento nega che il mondo creato da Dio sia fatto in modo armonioso. Questo è il punto centrale intorno a cui si impernierà il delitto.
Avete voluto dare un impatto più violento rispetto all’opera di Dostoevskji?
In qualche modo sì, perché I fratelli Karamazov è un romanzo immenso di 850 pagine. Concentrandoci sul parricidio e sulle responsabilità morali, abbiamo volutamente tralasciato altri temi. Il tema in evidenza è il peso delle parole: la negazione dell’armoniosità del disegno di Dio può portare a conseguenze molto serie. Nel momento in cui non ci sono più una legge morale né un comportamento virtuoso di un credo religioso ci possono essere conseguenze molto serie. Tutto è permesso e si aprono strade infinite. Ivan innesca nella mente del mio personaggio, il più fragile dei fratelli, una serie di considerazioni che porteranno all’omicidio.
- Si ringrazia Martina Bruno