In questo romanzo atipico, il protagonista Vitangelo Moscarda, per un fatto del tutto fortuito, un giorno si rende conto che la propria moglie, attraverso uno sguardo accidentale che gli rivolge, nota che il suo naso ha delle caratteristiche diverse da come lui, guardandosi allo specchio, ha sempre percepito.
Uno nessuno e centomila di Luigi Pirandello è in scena al Teatro Out Off di Milano dall’1 al 22 dicembre con l’adattamento di Renato Gabrielli e la regia di Lorenzo Loris. Ne sono protagonisti Gateano Callegaro, Stella Piccioni e Mario Sala.
Quattro domande a Mario Sala
Qual è il dramma di Vitangelo Moscarda?
Quello di scoprire che agli occhi degli altri lui non è come si vede. Lui vede un Vitangelo Moscarda ma quello che vede è il bancario che gestisce la banca di famiglia che lui ha ereditato ed è un altro Vitangelo ancora. Il fatto di scoprire che quest’identità che lui dava per scontata è in realtà tutt’altro che scontata e che ci sono centomila Moscarda quanti sono gli occhi che lo guardano lo fa quindi precipitare in una spirale di considerazioni che lo porta poi addirittura vicino alla follia nella parte finale del romanzo.
Qual è la forza di quest’opera di Luigi Pirandello?
La forza di quest’opera è un po’ la forza di tutto Pirandello. E’ il mettere a nudo quanto c’è di convenzione nei nostri rapporti, nelle nostre relazioni e quanto più rimane in noi di autentico e di vicino alla natura alla quale comunque apparteniamo. E’ la forza di mostrare l’artificiosità del nostro vivere. Moscarda, protagonista di Uno nessuno e centomila troverà pace solo liberandosi di queste maschere che ognuno di noi si mette addosso.
Adesso io ho la maschera dell’attore che fa l’intervista, però non sono così quando sono a tavola in famiglia. Vale per tutti. L’unica possibilità di liberarsi di tutte queste maschere è quella di tornare a fondersi con la natura. E’ la parte bellissima anche da un punto di vista letterario della scrittura di Luigi Pirandello che questo adattamento di Renato Gabrielli conserva. In quella parte speciale ci sarà proprio questo identificarsi, questo sentirsi sasso, albero e natura e potersi liberare di tutte queste maschere che sono dei viaggi che ci tengono imprigionati.
Che tipo di rapporto si stabilisce tra il protagonista e chi lo guarda?
Chi lo guarda è sempre più incline a pensare che lui abbia preso una deriva che va verso la follia, perché lui, per liberarsi dell’immagine che gli altri gli attribuiscono, fa delle cose che agli occhi degli altri sono insensate. Lui è figlio di un banchiere, ha sempre vissuto di rendita con la banca di famiglia che va avanti bene. Il padre aveva la fama di usuraio. Lui scopre per il solo fatto di esistere, di essere venuto al mondo e di essere figlio di quel padre che già per gli altri è un usuraio.
Lui un giorno scopre queste tante identità che gli vengono attribuite, tra cui quella di usuraio. Per liberarsene decide nella fattispecie di liberarsi di tutti i suoi beni e della banca, di rimanere completamente nudo nella natura. E’ ovvio che intorno a lui ci sono delle persone, a cominciare dalla moglie che lo lascerà, che gli chiedono che cosa sta combinando. Questa forma di esasperata lucidità viene ovviamente percepita dall’esterno come l’inizio di una deriva che porta alla follia, tanto che lui finirà in un ospizio i suoi giorni, povero, nullatenente, vestito solo del camicione dei degenti dell’ospizio.
In che modo Vitangelo Moscarda destruttura la propria identità?
La destruttura per progressiva rinuncia. Lui non vuole più nessuna identità. Sa di essere uno e che quei centomila che gli altri vedono in lui non sono mai esistiti, non esistono. Lui vuole ritornare a essere quell’uno. Infatti, in questo senso, l’adattamento che Renato Gabrielli ha fatto è secondo me molto sensato. Uno nessuno e centomila è infatti stato dato spesso in teatro ed è stato portato spesso in forma di monologo, proprio perché ha la struttura di un monologo.
Il protagonista del romanzo di Pirandello si rivolge direttamente al lettore e interloquisce con lui. Renato Gabrielli ha invece portato due a caso di questi centomila in scena insieme al titolare del corpo di Vitangelo Moscarda. Questi due gli stanno intorno e in qualche modo lo tirano scemo con le loro osservazioni. Sono due che viaggiano nella testa. La destrutturazione è però agita in scena. Quest’azione porta anche ad effetti molto umoristici perché Uno nessuno e centomila è uno dei testi più complessi, ma anche più umoristici del Pirandello scrittore.
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringraziano Martina Bruno e Alessandra Paoli per la collaborazione
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